Meloni a Letta: “Confronto sì, inciuci no. Uniti per l’Ucraina, opposizione su tutto il resto” (video)

6 Apr 2022 19:44 - di Valter Delle Donne
Letta Meloni

«Nessun feeling, il confronto tra avversari è normale». Giorgia Meloni ha liquidato appena arrivata a Piazza della Minerva, la semplificazione giornalistica che accompagna quasi ritualmente i faccia a faccia con il segretario del Pd Enrico Letta. «Oggi si parla dei due principali partiti italiani e questo confronto non è da interpretare come un qualsiasi tipo di legame. Siamo due avversari orgogliosi nella loro avversità. Io sono stata sempre disponibile al confronto mentre in Italia si passa dall’insulto all’inciucio, una cosa che trovo poco dignitosa. Io – ha detto la Meloni – rimango sempre nella mia metà campo e sono fiera di quello che dico per questo non ho paura di confrontarmi con l’altro».

Una premessa doverosa, poco prima di entrare nella sala capitolare del Senato, che ha gelato i notisti pronti a tirare fuori le solite spiritosaggini su Sandra e Raimondo. Come ha ricordato invece Adolfo Urso, presidente della Fondazione Farefuturo e promotore del “Convegno sulle libertà a rischio”, la posta in gioco è ben altra. «Letta nel polo di centrosinistra, e Meloni nel polo di centrodestra, appaiono e sono percepiti come coloro che possono garantire la collocazione internazionale del nostro Paese in Europa e nell’Alleanza atlantica, al di là delle divergenze politiche, consapevoli delle sfide che l’Italia deve affrontare».

Due leader con visioni contrapposte, appunto, come emerso durante tutto il botta e risposta, moderato dal direttore di Rainews24, Paolo Petrecca. E, proprio sulle libertà a rischio, la leader di FdI ha ricordato come anche la guerra in Ucraina abbia aperto un altro fronte. «Chi ha una visione distonica e diversa dagli altri anche in questo momento non deve essere espunto dal dibattito pubblico», ha detto la Meloni. E, per chiarire da che parte sta, la leader di FdI ha ricordato: «Sono per la legittima difesa sempre. Sia per un ladro che ti integra in casa, a maggior ragione per un popolo come quello ucraino, che si ritrova invaso». Ma, proprio per questo, a maggior ragione la leader di FdI ha ribadito come le opinioni diverse debbano avere diritto di cittadinanza. Un’ovvietà? Mica tanto, visto il clima di caccia alle streghe per chi esprime dissenso.

A scanso di equivoci, sull’atlantismo visto come una novità da parte di certa stampa, la leader di FdI aveva rammentato poco prima. «Leggo sulla stampa di una presunta svolta atlantista di Giorgia Meloni. Vorrei ricordare che dal Msi a oggi la destra è sempre stata atlantista. FdI ha sempre avuto a cuore le alleanze ma anche la difesa interesse nazionale. Quando arriva un conflitto ti devi schierare ed è giusto che l’Italia sia compatta. Ma tutto ciò non va confuso con il fatto che FdI resta all’opposizione in modo netto e preciso».

Meloni Letta, il faccia a faccia moderato dal direttore di Rainews24

Alla presentazione del rapporto internazionale “Freedoms at risk: the challenge of the century” organizzato dalla Fondazione Fare Futuro alla sala capitolare del Senato non sono mancati siparietti sapidi. «È stato sottovalutato il rapporto tra l’Occidente con una serie di realtà, di Stati autocratici. Ma diciamo la verità – ha detto la Meloni – chi si lamenta che abbiamo fatto commercio con la Russia, oggi io chiedo a loro: ma dove eravate? Io da ministro contestai le Olimpiadi in Cina e fui linciata…»

Da parte sua, Letta è riuscito a inserire, con un funambolico ragionamento, il tema della “legge elettorale” nel convegno sulle libertà a rischio. Per il segretario Pd, il rapporto tra eletti e lettori  «è diventato troppo debole e ciò è dimostrato dalle basse percentuali di affluenza». Da qui quindi la richiesta di «strumenti di democrazia partecipativa. Noi abbiamo lanciato le Agorà democratiche e da qui emergeranno le proposte che porteremo nella campagna elettorale dell’anno prossimo», continua Letta. «È necessario aggiungere strumenti partecipativi per evitare il grande rischio che gli elettori si disinteressino per cinque anni degli eletti», conclude.

Un ragionamento che Meloni smonta sul nascere. «L’elettorato è disaffezionato perché vede disatteso il suo voto», ricorda la leader di FdI. E, con l’occasione, ribadisce la netta contrarietà di Fratelli d’Italia ad una legge elettorale proporzionale: «Quale è la base del sistema proporzionale? Non sapere chi governerà. Si fa una legge per decidere chi deve perdere, poi gli altri si mettono d’accordo. E a quel punto i programmi elettorali non valgono più niente. Allora serve una legge elettorale maggioritaria, che è chiara su chi vince, con programmi chiari». Per poi sottolineare: «È indegno che in Italia ci sia questo costume di cambiare ogni volta la legge elettorale pochi mesi prima delle elezioni sulla base delle convenienze di chi ha i numeri in quel momento. Per questo abbiamo proposto una legge che prevede che una nuova legge elettorale possa entrare in vigore solo due anni dopo l’approvazione».

Poi a Letta, che la punzecchia sulle posizioni di FdI sulla pandemia, la Meloni replica. «Non abbiamo mai chiesto di fare di meno, ma di fare meglio». E attacca il governo Draghi sulla gestione dell’emergenza sanitaria. Dalla Dad alle altre restrizioni. Un esempio per tutti? «Da un anno chiediamo sistemi di ventilazione nelle scuole, il governo ha preferito la Dad. Nelle Marche la sperimentazione ha dimostrato che la ventilazione funzionava, ma avete scelto la strada più facile. Ecco, per noi, la politica non è scegliere la strada più facile». Insomma, due visioni agli antipodi. Con tanti saluti a chi aveva già preparato l’ennesimo articolo su Sandra e Raimondo.   

 

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