Massimo Fini ridimensiona la Resistenza e difende i soldati tedeschi. Esplode la polemica: negazionista

29 Apr 2022 18:30 - di Vittoria Belmonte
Massimo Fini

Ha suscitato un vero e proprio terremoto l’articolo di Massimo Fini sul Fatto quotidiano. Argomento: il 25 aprile. Massimo Fini non solo ha ridimensionato la Resistenza ma ha anche scritto che i veri occupanti su suolo italiano erano gli Alleati e non i tedeschi, i quali furono più corretti con le popolazioni italiane di quanto non siano stati i soldati colpevoli delle “marocchinate”.

Una vera e propria “bomba” che ha fatto esplodere la rabbia della sinistra. Ecco cosa ha scritto Fini: “La Resistenza dal punto di vista militare fu un fatto marginale all’interno di quella tragica epopea che è stata la Seconda guerra mondiale. Fu il riscatto morale di poche decine di migliaia di uomini e donne coraggiosi, non del popolo italiano. Ma con la retorica della Resistenza noi italiani abbiamo fatto finta di aver vinto una guerra che invece avevamo perso e nel modo più inglorioso. E come ogni retorica non è stata innocente e ha partorito guai seri per il nostro Paese, a cominciare, solo per fare un esempio, dalle Brigate Rosse che, nei suoi esponenti più seri e motivati, alla Resistenza si richiamavano”.

E così ha proseguito nel suo articolo: “Io non ho aspettato Luciano Violante per affermare che i ragazzi che andarono a morire per Salò avevano pari dignità con i partigiani. Le due parti si battevano per valori diversi: per la libertà i partigiani, quelli veri, per l’onore e la lealtà i giovani fascisti. Lealtà nei confronti dell’alleato tedesco. Con quell’alleato non ci si doveva alleare, ma voltargli le spalle, in una lotta per la vita o per la morte, quando si fa palese la sconfitta, è stato un tradimento indegno e l’8 settembre, che oggi qualcuno vorrebbe far assurgere a festa nazionale, una delle pagine più ingloriose della storia italiana recente”. 

Quindi il passaggio incriminato: “Gli occupanti in Italia non erano i tedeschi, ma gli Alleati. E l’esercito tedesco, a parte alcune azioni efferate, veri crimini di guerra a opera dei reparti speciali, le SS (Marzabotto e Sant ‘Anna di Stazzema in  testa), in Italia si comportò con correttezza. Non c’è stato un solo caso di stupro addebitabile ai soldati tedeschi, mentre innumerevoli sono stati gli stupri perpetrati dai soldati americani che oggi noi, per pudicizia, chiamiamo “marocchinate”.
Nel bene e nel male i tedeschi rimangono tedeschi. E anche la Götterdämmerung della classe dirigente nazista ha qualcosa di grandioso, bisogna essere almeno all ‘altezza delle proprie cattive azioni. Niente a che vedere con Mussolini che dopo tutta la retorica sulla “bella morte”, che spinse, come abbiamo detto, tanti giovani italiani a immolarsi per Salò, fugge come un coniglio travestito da soldato tedesco”.

Subito i parlamentari Pd stilano una nota di fuoco:  “Non credevamo che un giorno ci saremmo trovati a leggere un’assurdità così grande e vergognosa, di tipico stampo negazionista, su un quotidiano italiano, a firma di un giornalista di lunga esperienza come Massimo Fini”. Firmato: Caterina Biti, Laura Cantini, Rosa Maria Di Giorgi, Luca Lotti e Dario Parrini.

“Lei, Massimo Fini – tuona Emanuele Fiano in una dichiarazione – dovrebbe vergognarsi di insultare la storia di questo Paese sostenendo che i tedeschi in Italia, a parte Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, furono in fondo corretti. E che gli occupanti furono gli alleati e non i tedeschi. Questo giornalista de ‘Il Fatto’ dovrebbe inginocchiarsi di fronte all’armadio della vergogna, contenente 695 fascicoli di inchiesta e un registro generale con 2.274 notizie di reato riguardanti svariati crimini di guerra commessi in Italia dal 1943 al 1945″.

Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, è indignata: “È negazionismo affermare come fa Massimo Fini sul ‘Fatto’ che in Italia le Ss si comportarono con correttezza. Le deportazioni degli ebrei o le Fosse Ardeatine non sono episodi casuali, ma l’essenza dell’ideologia nazista che oggi qualcuno vuole banalizzare difendere e promuovere”.

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