L’Italia di Draghi e Lamorgese: il latitante Lorusso conversava in videochiamata con il padre detenuto
L’Italia che ha un ministro dell’Interno come Luciana Lamorgese è fatta di storie incredibili e frustranti per un comune cittadino, come quella di un latitante, il ventiquattrenne Nicola Lorusso, che si era sottratto all’ordine di carcerazione ma da un casolare, dove si era nascosto, conversava amabilmente, in videochiamata, assieme ad altri familiari, con il padre detenuto.
Nel pomeriggio di giovedì gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari hanno eseguito l’ordine di carcerazione, disposto dalla Procura Generale della Corte d’Appello del capoluogo pugliese, nei confronti del latitante, figlio di Umberto Lorusso, ritenuto esponente di spicco della criminalità organizzata barese che sta scontando una pesante condanna.
Umberto Lorusso, infatti, dagli inizi degli anni 2000 e per almeno tre lustri, è stato protagonista, di una cruenta lotta armata con il contrapposto clan Campanale, al quartiere San Girolamo.
Il 24enne Lorusso destinatario del provvedimento di cattura è stato rintracciato in un casolare sul lungomare a sud di Bari, dove aveva trovato riparo per sottrarsi all’esecuzione dell’ordine di carcerazione.
Le indagini, avviate a gennaio scorso, subito dopo l’emissione della misura cautelare, si sono concentrate nel monitoraggio dei suoi spostamenti fino a localizzare il giovane pregiudicato Lorusso nel casolare.
Nella circostanza, insieme ad altri congiunti, aveva appena terminato una videochiamata o con il padre detenuto.
Alla vista dei poliziotti, Lorusso non ha opposto resistenza e ora si trova nel carcere di Bari. Dovrà espiare la pena di un anno e due mesi di reclusione per i reati di lesioni aggravate e di detenzione e porto di armi.