L’esperto Usa Spannaus: «Coerenza e critica all’eurocrazia premiano FdI. Ma governare sarà dura»

29 Apr 2022 13:52 - di Gloria Sabatini

“Parlo da osservatore esterno ma che ha studiato attentamente il cambiamento nella politica americana del Partito repubblicano, Certamente Fratelli d’Italia e la sua leader hanno beneficiato della coerenza, del non contraddirsi e non cambiare posizionamento”. Parola di Andrew Spannaus, analista politico di razza, esperto di Usa, che guarda con interesse e curiosità alla parabola della destra italiana e alla conferenza programmatica del partito di Giorgia Meloni in corso a Milano. Autore tra gli altri di L’America post globale. Trump, il coronavirus e il futuro.

Fratelli d’Italia vola nei sondaggi e si accredita anche se ‘virtualmente’ come primo partito italiano. Dove arriverà?

Vede, abbiamo avuto già un’esperienza di governo populista in Italia. Con i due grandi partiti, che oggi hanno posizioni diverse, non solo tra loro ma con se stessi. Su tutti i grandi temi centrali per loro, penso alla forte critica all’Unione europea e alla politica internazionale sulla Cina e sulla Russia, hanno cambiato idea per necessità politica. E questo ha disorientato la base elettorale che cercava alternative all’establishment.

Lega e 5Stelle non brillano per coerenza. FdI invece rivendica di stare ‘sempre dalla stessa parte’ del campo

Il fatto che Fdi non partecipi al governo Draghi e mantenga una sua critica all’eurocrazia produce consensi. Credo che l’opposizione sia importante. Un paese può essere anche governato da una sintesi tra diverse posizioni in caso di emergenza nazionali, ma senza furbizia o ignoranza nel nome dell’unità

Come sta accadendo ora?

La Lega ha fatto una scelta governista, che ritiene necessaria per poter stare nelle istituzioni. FdI ha scelto coerentemente l’opposizione e i sondaggi la premiano. Non so dove possa arrivare, credo però che questa posizione non porterà Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.

Eppure i numeri sono dalla sua parte.

Non è che otterrà un cattivo risultato a livello elettorale, ma conta il fatto che le istituzioni nazionali e quelle europee hanno molta diffidenza. Del resto hanno già dimostrato la volontà di tenere fuori chi è troppo critico con l’Europa. Una volta c’era l’arco costituzionale, ora c’è l’arco europeista, che non tollera critiche. È una chiusura a priori. E invece se gli elettori hanno dubbi vanno affrontati e non ignorati per posizioni preconcette.

In chiave europea, però, Fratelli d’Italia ha fatto una scelta chiara. Si colloca e guida l’alleanza dei conservatori e riformisti. Quanti esami del sangue deve ancora superare?

Le critiche andrebbero considerate in una dialettica vera. No do consigli sulle alleanze politiche, ma guardo alle posizioni: se il cambiamento di alleanze porta ad un offuscamento delle posizioni è di utilità limitata. Può portare vantaggi a breve termine. La grande sfida dei conservatori, come dei repubblicani negli Usa, sta nel portare avanti i temi seri di critica alla globalizzazione che sono emersi con il populismo. L’aspetto che è percepito come più negativo riguarda le posizioni in campo sociale. Penso alla politica dell’immigrazione che propone soluzioni discriminatorie.

Insomma anche l’Italia come la Francia?

La Le Pen paga la storica immagine negativa dell’estrema della destra, anche se rappresenta la posizione anti-liberista. Non ha vinto perché non ha l’appoggio della maggioranza dei francesi. Però ha giocato molto bene nel dare voci a istanze che sono importanti per la società. Contro i politici dell’establishment che procedono con scelte strumentali.

Tipo il presidente riconfermato Macron?

Certo. Macron fa l’europeista, il verde, il progressista sui temi sociali. Ma poi in economia rappresenta l’alta finanza. Il populismo ha il merito di aver portato due critiche fondamentali: alla politica monetaria e finanziaria. E alla politica estera delle guerre nel segno del cambiamento di regime; che ora si traduce nella posizione più aggressiva nella guerra russo-ucraina. Oggi è difficile portare avanti questa battaglia per come le istituzioni dominanti hanno inglobato il liberismo nella Ue e per la strategia del “Siamo i difensori della democrazia” in politica estera. Per Fratelli d’Italia è indubbiamente difficile trovare spazio. Giorgia Meloni ha fatto un lavoro molto interessante per mantenere una posizione critica su alcuni temi. La guerra, però, toglie gli spazi per il dialogo. Schiaccia le posizioni da una parte e dall’altra. In questo momento invece sarebbe importante una discussione libera, anche se complicata.

Manca una prospettiva a lungo termine?

Non bisogna chiudere gli occhi a una visione geopolitica più generale. Che non può prescindere da una valutazione delle nostre politiche degli ultimi anni. Lo scetticismo sull’allargamento della Nato non significa essere pro Putin. Serve una posizione realistica nelle relazioni internazionali senza la paura di essere accusati di essere collaborazionisti. Italia, Francia e Germania devono lavorare per trovare una soluzione a questa guerra, che costituisce un rischio per gli interessi europei.

Gli Usa, invece, non hanno tentennamenti. Giocano un ruolo più facile? Lei ha parlato di un chiaro disegno americano che l’Ucraina sta esprimendo

L’amministrazione Biden ha scelto la strada di utilizzare il conflitto per indebolire la Russia e rafforzare l’Occidente. E mandare un ammonimento alla Cina. L’Europa e l’Italia, invece, farebbero bene a far sentire la voce nel chiedere di trovare un via d’uscita diversa. Ma la posizione prevalente è quella di combattere fino alla fine per ottenere altri obiettivi.  L’Italia fa parte dell’Alleanza atlantica ed è giustissimo così. Ma l’Occidente non deve rinunciare a trovare trovare una via d’uscita per non peggiorare la situazione.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *