La cancel culture si abbatte anche sugli Alpini. Impossibile celebrare le penne nere il 26 gennaio?

18 Apr 2022 20:20 - di Adele Sirocchi
alpini

La cancel culture si abbatte anche sugli Alpini. Il Senato ha di recente espresso il sì definitivo al disegno di legge numero 1371 che istituisce, il 26 gennaio di ogni anno, la “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini”. La data scelta, il 26 gennaio, non ha trovato nessuna contrarietà in Parlamento ma ha suscitato le perplessità di più di uno storico.

Il 26 gennaio 1943 – nel contesto della Seconda guerra mondiale – gli alpini, assieme alle truppe tedesche e ungheresi, combatterono a Nikolaevka, nell’attuale Russia, per forzare, riuscendoci, il blocco dell’Armata rossa e allontanarsi così dalla grande sacca nella quale rischiavano di rimanere imprigionati durante la ritirata. Così la data del 26 gennaio è stata ritenuta divisiva dagli storici perché avvenuta in un contesto in cui gli Alpini combattevano a fianco di Hitler. Una polemica che oscura l’eroismo dimostrato dagli alpini in quell’occasione e che è stato narrato con toni epici in successivi romanzi, come Centomila gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi.

“Mi amareggia questa polemica sulla data scelta per la giornata dell’alpino, da celebrare il 26 gennaio, giorno della battaglia di Nikolajewka del 1943 in Russia, ad ogni modo per noi la scelta della data non è dirimente. Per noi andrebbe benissimo anche la data del 15 ottobre, giorno in cui è stato fondato il corpo degli alpini, nel 1872, e tra l’altro quest’anno sarebbe un’ottima coincidenza con i 150 anni di fondazione. E’ una scelta però che spetta al Parlamento”. Così all’Adnkronos Sebastiano Favero, presidente dell’Associazione nazionale alpini, commenta la proposta dell’ex ministro Carlo Giovanardi, che per quasi vent’ anni ha rappresentato governo e parlamento alle adunate nazionali della associazione.

“Abbiamo sempre detto che per noi la scelta della data non è dirimente. Il senso della legge è il riconoscimento degli alpini, in armi e in congedo, il loro senso del dovere e di solidarietà. Per noi quindi il 15 ottobre come data andrebbe benissimo – ribadisce Favero – Voglio ricordare però anche che la battaglia di Nikolajewka non fu una battaglia di conquista ma per tornare a casa, e su questo vorrei che gli storici avessero l’onestà intellettuale di valutarlo. E’ una battaglia che per gli alpini ha un grande significato. Tra l’altro proprio a Nikolajewka nel 2018 abbiamo realizzato un ponte su un fiume che serviva alla popolazione e a Rossosch, dove c’era la sede degli alpini, abbiamo costruito un asilo per 180 bambini tuttora in uso” conclude il presidente dell’Ana.

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