Il lavoro c’è, ma nessuno lo vuole. Tutto merito del reddito di cittadinanza che mantiene i fannulloni
Il successo delle vacanze di Pasqua, che da nord a sud, ha fatto registrare il tutto esaurito, 140mila le presenze nella sola Venezia, porta a guardare con grande ottimismo l’estate 2022. Una boccata d’ossigeno per il settore che più di tutti ha sofferto i due anni di Covid tra lockdown, restrizioni, zone rosse e perdite di fatturato fino all’80%: il turismo.
Se da una parte ci sono numeri che fanno ben sperare, dall’altra ce ne sono altri che tolgono il sonno all’intero comparto, che si trova a dover fare i conti con la mancanza di forza lavoro da poter impiegare. Si parla di 250 mila unità. Questa la richiesta avanzata dagli addetti al settore e caduta a vuoto. Ma non c’era in Italia il problema dell’occupazione? Possibile che sia magicamente sparito?
Richieste di lavoro che non trovano risposta o che vengono rispedite al mittente, accompagnate da un cordiale “no grazie non mi interessa”.
Un imputato da mettere alla sbarra per riconosciuta responsabilità , ha un nome: reddito di cittadinanza. Quella che sarebbe dovuta essere la panacea della disoccupazione, si è rivelata una misura fallimentare, tanto inutile quanto dannosa.
La paghetta di Stato che foraggia nullafacenti, riempie le tasche di detenuti, mafiosi ed irregolari, non ha centrato un solo obiettivo ma ha generato solo danni. Non ha risolto il problema dell’occupazione ma ha contribuito alla crescita del lavoro sommerso. Un intero settore in balia di ragazzi, donne , uomini in forza che chiedono palesemente di essere retribuiti in nero per non perdere il sussidio o che rifiutano l’impiego.
I comparti del nostro turismo, alberghi, bar e ristoranti, che si trovano scoperti, lanciano un grido disperato.
Non è tollerabile che sia proprio lo Stato a mettere in difficoltà chi dovrebbe essere sostenuto. Uno Stato che diventa un ostacolo.
Il Ministro Garavaglia ha denunciato con forza questa criticità che comporterà dei danni in una stagione che avrebbe dovuto rappresentare la tanto agognata ripartenza.
Il governo non ha voluto mettere mano a questa misura assistenziale, ponendo di fatto un freno al settore.
La paura di compromettere quel bacino di voti che ha assicurato ai 5stelle un posto privilegiato nel palazzo, rende intoccabile questa deleteria paghetta di Stato. Una politica sempre più dissociata dai problemi reali che è responsabile senza alcuna attenuante, alla non ripresa della nostra economia. Così facendo stiamo abituando gli italiani ad accettare elemosine e rifiutare il lavoro.
Ma quale Paese può ambire a crescere se incentiva al “non fare”? C’è bisogno di una rapida inversione di rotta, c’è l’assoluta necessità di tornare a rispettare con coerenza la nostra Costituzione che da due anni a questa parte è stata vergognosamente calpestata.
Basterebbe soffermarsi sul primo articolo, leggerlo e rispettarlo.
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Chi si è arrogato il diritto di modificarla e farla diventare una Repubblica “fondata sull’assistenzialismo”, è ora che si faccia da parte.
per salvare l’Italia togliere immediatamente il rdc. altrimenti. saremo colonizzati.