Umberto Tozzi compie 70 anni: «I critici non sopportavano che vendessi milioni di copie» (video)
Domani Umberto Tozzi compie 70 anni: la sua è una vita dedicata alla musica. «Invecchiare non mi ha mai fatto piacere, ma sono contento della carriera che ho avuto e il vantaggio di essere musicista è che il palco ti fa dimenticare l’anagrafe. Sto finendo il tour con Raf con dispiacere, perché mi sono divertito tanto». Intervistato dal Corriere della Sera racconta aspetti inediti della sua carriera e della sua vita. Parla dei successi e dei tour.
Umberto Tozzi compie 70 anni
Svela, per esempio, che da bambino non sognava di diventare cantante ma «calciatore». «Sono nato a Torino – racconta – mamma casalinga, papà guardia notturna per mantenere tre figli e dopo aver vissuto due guerre. Stavamo in cinque in una camera e cucina, io vivevo per strada. Poi, imbracciai per caso una chitarra e cominciai a uscire non per giocare a pallone ma per suonare sulle panchine. Dopo, ho fatto per anni il chitarrista freelance, mangiando panini, ospitato a Milano a turno da amici musicisti. Ero timido e mi vergognavo della mia voce. Quando scrissi delle canzoni con Giancarlo Bigazzi e il produttore Alfredo Cerruti mi chiese di cantarle, non volevo saperne».
«Quando vinsi il Golden Globe…»
Tozzi rivela poi: «Ho iniziato a capire che la mia voce dava emozioni solo una ventina d’anni fa e, da allora, me la sono goduta». Eppure, spopolava. «Soprattutto all’estero. Ho fatto tournée ovunque nel mondo, eccetto in Oriente: sono stato in aereo più io che un pilota di Alitalia. E ho vissuto l’emozione di vedere grandi artisti cantare i miei brani, come Laura Branigan con la cover di Gloria. E cantare Ti amo con Anastasia mi ha fatto quasi piangere». E racconta: «Pensi che quando nell’82 vinsi il Golden Globe, manco volevo andare a ritirarlo. Mi commuovono di più altre cose: l’amore, il mio cane…».
«I critici non sopportavano che vendessi milioni di copie»
Al Corriere poi ricorda il successo di Si può dare di più. Vinse Sanremo nell’87 con Gianni Morandi, Enrico Ruggeri. «Fu splendido perché c’era un rapporto strettissimo: eravamo insieme nella Nazionale cantanti. Mogol e poi Morandi facevano giocare solo quelli che vendevano di più anche se a pallone erano schiappe, ma io sono stato capocannoniere per 12 anni». Neanche allora i critici le diedero tregua: amavano di più i cantautori impegnati. «Non sopportavano che vendessi milioni di copie», spiega Tozzi. «Ci provavo a spiegare che non erano solo canzonette per un’estate al mare, poi, la verità l’ha dimostrata il tempo».
I brani che ama di più
Quali suoi brani ama di più? «Quelli del Grido, un grande insuccesso del ’96. Dentro ci sono testi che mi rappresentano moltissimo. E anche tanto attuali: le “facce di angeli luridi” sono i politici che si nascondono dietro la faccia d’angelo. E c’è E ti voglio , dedicata a mia moglie Monica. Dice: forse un paradiso e io voglio viverlo con te».
Umberto Tozzi: le dieci canzoni più famose
Nel corso dei suoi anni di attività, il cantante torinese ha scritto decine e decine di brani diventati dei veri e propri classici della musica italiana. Un successo in Italia e all’estero, che gli ha permesso di vendere oltre ottanta milioni di dischi.