Terrorismo, arrestati 4 albanesi: raccoglievano soldi per l’imam arrestato in Albania nel 2014

14 Mar 2022 13:12 - di Roberto Frulli
TERRORISMO_jihadisti-ISIS

Avrebbero raccolto e messo a disposizione denaro destinato ad essere utilizzato per finalità di terrorismo, i quattro cittadini albanesi, arrestati questa mattina a Bari, in provincia e in una località del Piemonte, dagli agenti della Digos nel corso dell’operazione denominata ‘Soldato invisibile‘.

In particolare i quattro albanesi avrebbero favorito un imam albanese, già arrestato ad aprile 2014 dalle autorità del Paese delle Aquile con l’accusa di aver guidato una cellula di reclutamento dell’Isis, attiva nell’area balcanica, che operava nelle moschee per attività di terrorismo.

Nei loro confronti è stata eseguita un’ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale, su richiesta del Procura – Direzione Distrettuale Antimafia, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza.

I quattro indagati risiedono da anni in Italia. E, secondo l’impostazione accusatoria, sarebbero colpevoli di finanziamento del terrorismo e istigazione a delinquere aggravata.

I provvedimenti scaturiscono da un’indagine della Digos di Bari, avviata ad aprile 2020 anche sulla base di informative degli 007 dell’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna, sviluppate con il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione -Servizio Contrasto al Terrorismo Esterno.

Gli investigatori stanno cercando di identificare altri complici. I quattro albanesi arrestati  raccoglievano fondi a favore dell’imam, nell’ambito della Comunità Islamica di Bari.

Anche il Covid 19, in perfetta linea con alcune teorie di matrice jihadista, doveva essere considerato, secondo i quattro albanesi, “un minuscolo soldato di Allah“, inviato sulla Terra per punire gli occidentali miscredenti.

Gli albanesi arrestati avrebbero organizzato una raccolta di fondi a favore dell’imam albanese Genci Abdurrahim Ballaarrestato nel 2014 nel suo Paese e poi condannato con pena definitiva – e della sua famiglia.

In una intercettazione uno degli arrestati spiegava che il coronavirus si potesse considerare “una creatura di Allah” che i veri fedeli musulmani non dovevano temere.

I quattro albanesi, secondo l’impostazione accusatoria, avrebbero evidenziato, nel corso delle investigazioni, un’attestazione religiosa radicale.

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