Sudan, Zennaro arrivato in l’Italia. Dal papà parole di fuoco sulla Farnesina: tacciano
Marco Zennaro, l’imprenditore veneziano che era di fatto sequestrato in Sudan dalle autorità sudanesi dopo un lunga detenzione per questioni relative a contrasti commerciali nel suo business, – una partita di trasformatori difettosi – è riuscito a lasciare il Paese dopo aver pagato una penale da 200mila euro imposta dal tribunale locale ed è arrivato in Italia. Si conclude così una vicenda che si è trascinata per quasi un anno e che, secondo la famiglia dell’imprenditore ha visto la totale assenza del ministero degli Esteri italiano.
Marco Zennaro sarebbe già dovuto partire ieri, dopo che le autorità sudanesi avevano annullato il ban nei suoi confronti, ma una tempesta di sabbia aveva impedito al volo di di decollare.
Il padre Cristiano conferma all’Adnkronos la notizia, esprime la sua soddisfazione ma ha parole di fuoco per la Farnesina guidata dal pentastellato Luigi Di Maio.
“Confermo la partenza di Marco dal Sudan – dice Cristiano Zennaro. – Devo purtroppo denunciare il totale fallimento dell’istituzione italiana che incomprensibilmente non ha voluto risolvere un palese sequestro di persona a scopo di estorsione”.
”Mi auguro – aggiunge il papà dell’imprenditore veneziano – che la Farnesina abbia il pudore di non rilasciare retorici comunicati perché se Marco è uscito da quell’inferno lo deve solo ed esclusivamente a sé stesso”. E al denaro raccolto da Unioncamere Veneto per pagare la cifra richiesta dal tribunale sudanese.
“Dopo 361 giorni finalmente l’incubo è finito. – dice – Ringrazio mio figlio per essere sopravvissuto a quei 75 terribili e infernali giorni di detenzione. Ringrazio la famiglia per aver trovato in tempi brevi le risorse finanziarie per far cessare la detenzione“.
Zennaro esprime un ringraziamento anche nei confronti dei dipendenti dell’azienda “per aver portato avanti l’attività con grande senso di responsabilità pur in assenza del loro titolare. Il mio pensiero – aggiunge – va a quelle 50 mila persone che hanno fatto sentire a Marco con manifestazioni sempre pacifiche l’affetto della comunità veneziana“.