Palamara, l’Anm chiede di essere parte civile. E l’ex-pm ricusa i giudici iscritti al sindacato

15 Mar 2022 13:30 - di Paolo Lami
Palamara

L’appartenenza all’Anm, il sindacato delle toghe, dei giudici del processo in cui Luca Palamara è imputato per corruzione per l’esercizio delle funzioni mette in crisi il procedimento e consente ai legali dell’ex-pm romano (ed ex-segretario dell’Associazione Nazionale magistrati) di chiederne la ricusazione.

Nella scorsa udienza era stata formalizzata la richiesta di costituzione di parte civile da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati e ora con un’istanza, depositata ieri presso la corte di Appello di Perugia, i difensori dell’ex-magistrato, gli avvocati Benedetto Buratti e Roberto Rampioni, chiedono la ricusazione dei giudici sottolineando come “è di solare evidenza che l’appartenenza” all’Anm “fa venir meno i requisiti di imparzialità, indipendenza e terzietà, sostanziale come apparente, del Collegio competente a decidere sulla ammissibilità e fondatezza della pretesa risarcitoria dell’Anm”.

È il tanto temuto cortocircuito che tutti sapevano  ci sarebbe stato prima o poi.

Nel documento chiedendo la ricusazione dei giudici Carla Maria Giangamboni e Serena Ciliberto “al fine di garantire i principi del giusto processo e della imparzialità e terzietà del giudicePalamara e la sua difesa evidenziano come “mai hanno inteso mettere in discussione la correttezza e la lealtà del comportamento posto in essere dal Collegio giudicante dei quali anzi in questa sede deve essere rimarcato il coraggio nell’individuare esso stesso profili di astensione”.

Nella richiesta di astensione si riporta infatti come il 21 gennaio 2022, Carla Maria Giangamboni, quale presidente del I Collegio penale, davanti al quale pende il procedimento, in risposta alla nota della difesa di Palamara “ rilevava ‘di aver già autorizzato per iscritto l’Anm a comunicare i dati richiesti ai fini difensivi, con riferimento agli attuali componenti del collegio giudicante. In ogni caso, per quanto di occorrenza, conferma, unitamente alla collega Serena Ciliberto di essere iscritta, alla data del 15 novembre 2021 e ad oggi, all’Associazione Nazionale Magistrati’” e che a seguito dell’invito all’astensione formulato dalla difesa di Palamara, “i componenti del collegio giudicante, con estrema lealtà e coerenza, hanno loro stessi formulato richiesta di astensione al Presidente del Tribunale”.

Richiesta di astensione, però, rigettata dal presidente del Tribunale.

Quanto alla richiesta risarcitoria “anche dei danni morali, formulata dall’Anm” la difesa di Palamara sottolinea come “oltre ad essere un assoluto inedito nel panorama giudiziario, ad esempio nessuna costituzione di parte civile risulta annunciata dalla stessa Anm nei confronti del dottor Davigo nell’ambito del procedimento penale pendente nei suoi confronti a Brescia appare fondata su quegli stessi presupposti di critica all’operato del dottor Palamara nell’esercizio delle proprie prerogative di membro dell’Anm”.

Nell’istanza di richiesta di ricusazione i difensori evidenziano “l’asimmetria del provvedimento del Presidente del Tribunale di Perugia di rigetto della richiesta di astensione con la precedente decisione sul dottor Narducci” rilevando che in quel caso “il Presidente del Tribunale di Perugia abbia ravvisato i gravi motivi di convenienza per autorizzare l’astensione di quel giudice sulla base dell’attività politico giudiziaria di questi. Circostanza obiettivamente di minor rilievo se paragonata al caso di specie ove il giudice è chiamato a pronunciarsi sulla pretesa risarcitoria dell’associazione di cui fa parte in maniera organica ed attiva”.

Insieme all’ex-pm, radiato dalla magistratura, nel processo che si è aperto lo scorso 15 novembre è a giudizio per concorso nel reato di corruzione per l’esercizio delle funzioni anche la sua amica Adele Attisani.

Al processo si è arrivati dopo che lo scorso 23 luglio il gup di Perugia Piercarlo Frabotta aveva disposto per l’ex-consigliere del Csm il rinvio a giudizio nel filone principale dell’inchiesta perugina per corruzione dopo un’udienza preliminare durata 8 mesi, accogliendo, inoltre, la richiesta di patteggiamento a un anno a sei mesi per l’altro imputato l’imprenditore Fabrizio Centofanti, che a giugno aveva reso dichiarazioni spontanee ai magistrati della procura di Perugia.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *