La missione russa che imbarazza Conte. L’incontro segreto con Kikot che parlò di accordi ad alto livello…

22 Mar 2022 16:24 - di Francesco Severini
missione russa

Missione russa in Italia: Teresa Bellanova, che faceva parte del governo Conte II all’epoca, afferma che di quegli “aiuti” i ministri non vennero a sapere nulla.

Missione russa, Bellanova: i ministri non furono coinvolti

“Non fummo coinvolti – dice al Foglio – in cabina di regia e nemmeno in Consiglio dei ministri: nessun confronto. In altri casi l’aiuto di paesi stranieri ci veniva anticipato, magari informalmente. Per la Russia non avvenne. E non sono in grado di stabilire se la mossa di Putin fu furba”. Furba? “Sì, volta a ottenere altro”. Perché? “Le parole dell’altro giorno di Mosca contro il ministro Guerini sono state inquietanti, oltre che irricevibili“.

Bellanova si riferisce al fatto che la Russia ha rinfacciato all’Italia proprio quegli aiuti ricevuti nel periodo più buio della pandemia.  “Forse, e lo dico in maniera retorica, ci sono fatti che, visto ciò che sta accadendo, andrebbero spiegati da parte dell’ex premier”.

La missione della Russia in Italia scattò il 22 marzo 2020

La missione “Dalla Russia con amore” scattò la sera del 22 marzo 2020 e portò in Italia tredici quadrireattori Ilyushin decollati da Mosca. La delegazione era composta da centoquattro persone, trentadue delle quali dottori e infermieri, il resto erano tutti militari. Da quella missione nacquero anche collaborazioni relative al vaccino Sputnik.  Fu anche l’occasione – si chiede Il Foglio – “per acquisire dati scientifici e per stringere accordi al di là dell’operazione sanitaria nei confronti di un paese piegato dal virus?”. Bellanova dice di non essere in grado di rispondere. Ma Giuseppe Conte sì.

Missione russa, l’incontro segreto con il generale russo Kikot

Inquietante, infine, l’incontro segreto raccontato dal Corriere che ebbe luogo tra il generale Sergey Kikot, vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell’esercito russo insieme ad almeno dieci militari e il nostro generale Luciano Portolano.

I russi volevano entrare anche negli edifici pubblici

La riunione – racconta il Corriere – avvenne nella “Foresteria militare di via Castro Pretorio a Roma, sala riservata alle delegazioni internazionali. Da una parte del tavolo c’è il generale Sergey Kikot. Dall’altra il generale Luciano Portolano – all’epoca comandante del Coi, il Comando operativo interforze – e i vertici del Comitato tecnico-scientifico, Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano. La richiesta di pianificare le attività che potevano essere svolte dal contingente russo nel nostro Paese arriva direttamente da Palazzo Chigi. Kikot è subito esplicito: «Siamo qui sulla base di un accordo politico di altissimo livello. Dunque possiamo fare qualsiasi cosa per aiutarvi. Vogliamo sanificare l’intero territorio italiano entrando anche negli uffici pubblici e in tutte le sedi a rischio»… La riunione terminò con l’autorizzazione a entrare soltanto in alcune strutture sanitarie”. Resta da capire cosa prevedeva l’accordo «di altissimo livello politico» di cui parlò il generale russo.

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