Caso Amara, il pm Storari assolto per rivelazione segreti d’ufficio a Davigo

7 Mar 2022 13:39 - di Paolo Lami
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Per il gup di Brescia, Federica Brugnara, che ha assolto il pm di Milano, Paolo Storari al processo, celebrato con rito abbreviato,  dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, non costituisce reato l’aver consegnato i verbali segretati di Piero Amara, ex-avvocato esterno di Eni, all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo.

Storari ha sempre sostenuto che consegnò i verbali di Amara per “autotutelarsi” dalla presunta inerzia dei vertici della procura ad indagare sulla cosiddetta ‘loggia Ungheria’.

Il giudice ha respinto la richiesta della pubblica accusa, rappresentata dai pm Donato Greco e Francesco Milanesi, che avevano chiesto la condanna a sei mesi nella scorsa udienza e ha dato ragione alla difesa dell’imputato.

Le motivazioni del giudice saranno rese note tra 15 giorni.

Storari, difeso dal legale Paolo Della Sala, era accusato di aver fornito i verbali coperti da segreto di cinque interrogatori resi da Amara, tra il 6 dicembre 2019 e il 11 gennaio 2020, in cui l’ex-avvocato esterno di Eni svelava, proprio al pm milanese, l’esistenza della presunta loggia Ungheria facendo nomi noti, tra cui quelli di alcuni magistrati.

Un’indagine che però, a suo dire, sarebbe stata caratterizzata da una sospetta lentezza a indagare da parte dei vertici della procura allora guidata da Francesco Greco, cautela che Storari ritenne di superare consegnando a Davigo, nell’aprile del 2020 a Milano, quelle rivelazioni in formato word.

Verbali poi finiti sulle scrivanie di almeno un paio di quotidiani.

Nell’udienza del 3 febbraio scorso, per più di tre ore, l’imputato si è difeso dalle accuse sostenendo che la consegna degli interrogatori e delle trascrizioni di tre file audio per fronteggiare alcuni presunti contrasti con il procuratore Greco (la cui posizione è stata archiviata) e l’aggiunto Laura Pedio, ancora sotto indagine, sia avvenuta in un campo lecito, ossia fosse stato “rassicurato” da Davigo di poter riceverne copia in quanto “il segreto investigativo su di essi non era a lui opponibile in quanto componente del Csm“.

Per la Procura di Brescia, invece, Storari avrebbe agito “al di fuori di ogni procedura formale”, si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, “in assenza di una ragione d’ufficio che autorizzasse il disvelamento del contenuto di atti coperti dal segreto investigativo e senza investire i competenti organi istituzionali deputati alla vigilanza sull’attività degli uffici giudiziari“.

Un gesto che avrebbe danneggiato l’inchiesta, creato caos nella magistratura e che ha portato il consigliere del Csm Sebastiano Ardita, assistito dall’avvocato Fabio Repici, a costituirsi parte civile perché danneggiato dalla diffusione di quei verbali. Una tesi, quella dell’accusa, oggi respinta dal giudice.

Con l’assoluzione di Storari, l’unico sotto processo per la vicenda della loggia Ungheria resta Davigo. Per lui il processo inizia il 20 aprile prossimo.

“Siamo felici perché Storari è stato assolto dopo una battaglia veramente difficile“, ora con questa decisione “speriamo si ponga fine al calvario a cui è stato sottoposto per aver fatto, dal suo punto di vista, il proprio dovere“, esulta Paolo Della Sala, difensore di Paolo Storari, dopo l’assoluzione.

L’assoluzione è la decisione “più corretta, la buona fede era stata riconosciuta dalla stessa procura. Certamente è una decisione che ci ha soddisfatto perché ridà equità a un ambito che è stato anche forse un po’ strumentalizzato da una certa stampa”, sottolinea il legale visibilmente emozionato come il suo assistito.

Il difensore sottolinea che “c’è stata una assoluzione piena, nemmeno con un richiamo alla contraddittorietà della prova. E stato utilizzato il primo comma dell’articolo 530, il che vuol dire che sostanzialmente e priva di dubbi interpretativi la soluzione giuridica sottostante”.

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