Zingaretti assenteista alla Regione Lazio, indaga la Procura dopo un esposto di FdI sul presidente fantasma

17 Feb 2022 8:50 - di Riccardo Angelini
Zingaretti

Le assenze di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio finiscono sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati. Il governatore non è indagato ma lo sono – come riferisce oggi Libero in un articolo di Alessandro Giuli e come ha scritto il Secolo la scorsa estate – i funzionari “che hanno materialmente firmato i documenti in base ai quali il presidente e consigliere della Regione Lazio si è assentato per 48 volte nell’arco temporale che va dal primo luglio del 2019 fino al 24 ottobre dello stesso anno”.

Sono stati i consiglieri di Fratelli d’Italia a sollecitare una verifica sulle assenze del presidente Zingaretti. Dietro c’erano davvero motivi istituzionali? 

Zingaretti infatti anziché recarsi in assemblea si assentava per “impegni istituzionali”. Tra questi feste di partito, appuntamenti televisivi e dirette Facebook. Ebbene il sostituto procuratore Carlo Villani nei giorni scorsi ha voluto ascoltare anche il vicepresidente della Regione Lazio, Daniele Leodori. Insomma la Procura vuole chiarire bene se tali assenze erano giustificabili come impegni istituzionali.

A denunciare il ‘vizietto’ dell’assenteismo una lettera del capogruppo FdI Ghera, firmata anche dagli altri consiglieri di FdI e della Lega. Datata 8 agosto 2019. Nella quale si chiedevano lumi. Al presidente e al segretario generale del Consiglio regionale sull’assenza di Zingaretti nella seduta notturna dell’8 agosto. “Con la presente – si legge – si chiede di poter ricevere copia del giustificativo del presidente Zingaretti. Inviato dallo staff del presidente, per l’assenza in Aula del giorno 8 agosto”.

Zingaretti era in tv, altro che impegni istituzionali. “Quindi – scrivono i consiglieri di opposizione – si evidenzia la non opportunità di conteggiare il presidente ai fini del numero legale. Non essendo considerabili impegni istituzionali collegabili al mandato di presidente della Regione Lazio quelli di segretario del Pd”.  Il governatore invece, giustificato come in ‘missione’,  risultò decisivo per garantire il numero legale in Aula.

In realtà il periodo sotto esame è quello in cui Zingaretti, da capo del Pd, si dava da fare per il “ribaltone” che portò i 5Stelle a governare con un’alleanza giallo-rossa in precedenza sempre esclusa come ipotesi non percorribile. Insomma anziché fare il lavoro per cui era stato eletto alla Regione Lazio, Zingaretti preparava quello che ora tutti chiamano “campo largo”.

Del resto il presidente uscente non ha alcuna intenzione di tornare alla sede di via Cristoforo Colombo. Per quella poltrona c’è in pole l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato che ha gestito la crisi sanitaria da pandemia tutto da solo. Altro campo in cui Zingaretti ha brillato per prolungata assenza. Quale sarà dunque il destino politico dell’ex segretario dem? Magari farsi rieleggere all’Europarlamento che, chiosa malizioso Giuli,”in effetti è il santuario politico dell’assenteismo”.

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