Truffa di 1 miliardo sui crediti sanitari, spunta il nome di Torzi, coinvolto nell’inchiesta vaticana

22 Feb 2022 17:55 - di Roberto Frulli
TORZI_VATICANO

Gianluigi Torzi, già coinvolto nell’indagine vaticana sull’acquisto del palazzo di Sloane Avenue a Londra e indagato a Milano nell’inchiesta sulla Cesare Pozzi, è nuovamente al centro di un‘inchiesta della Procura milanese, stavolta su una presunta truffa da oltre un miliardo di euro legata a complesse operazioni di cartolarizzazione di crediti ‘sanitari’.

Le indagini degli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di Finanza di Milano, su indicazioni della Procura, puntano a ricostruire le modalità di strutturazione di prodotti obbligazionari, rappresentati da crediti ‘sanitari’ vantati nei confronti di Aziende sanitarie locali calabresi, campane e laziali, che avrebbe coinvolto la piattaforma da lui gestita.

Cinque gli indagati – con perquisizioni in corso in Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte – tra cui lo stesso Torzi. Che deve rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla corruzione tra privati che ha visto il coinvolgimento di un noto manager.

Attraverso la piattaforma e complesse operazioni di cartolarizzazione avrebbe raccolto risorse sul mercato con cui comprare crediti inesigibili.

L‘inchiesta nasce da una costola da quella sulla Cesare Pozzi che vede indagato Torzi e per il quale la procura di Milano ha di recente chiuso le indagini.

I prodotti obbligazionari, secondo gli inquirenti, erano caratterizzati da diverse criticità: la cessione dei crediti da parte di società “che presentano indici di pericolosità fiscale o economico-finanziaria”, l’oggetto della cessione “relativo, prevalentemente, a prestazioni sanitarie rese ‘extra budget’” e quindi eccedenti i limiti di spesa imposti alle Aziende sanitarie oppure “plurimi processi di ‘ri-cartolarizzazione’ allo scopo di garantire, nei vari passaggi, laute commissioni agli operatori economici intervenuti nel business, soprattutto in favore di società italiane ed estere riferibili agli indagati” che hanno svolto funzioni di arranger e sub-servicer.

Il valore nominale di riferimento è pari “ad oltre 1 miliardo di euro” e il collocamento è avvenuto “presso una vasta platea di investitori istituzionali”.

 

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