Superbonus, Giorgetti sbotta: droghiamo l’edilizia e lasciamo a languire il resto. Ride tutto il mondo…

13 Feb 2022 12:38 - di Redazione
Giorgetti

Giorgia Meloni lo aveva detto: «Il Governo Draghi complica ancora di più il superbonus 110% e introduce nuovi oneri e spese, estendendoli anche agli altri bonus in campo edilizio». Anche per questo, Fratelli d’Italia ha enucleato le sue proposte alla manovra «per tentare di porre rimedio a questa situazione e venire incontro alle esigenze di famiglie e imprese», convinti che «la semplificazione deve essere la strada maestra da percorrere». Invece, le cose sono andate nella direzione opposta. E oggi il ministro Giorgetti tuona contro gli esiti raggiunti. E il fatto che, se «nella legge di bilancio il governo aveva cercato di limitare il superbonus per l’edilizia, poi il Parlamento ha deciso di allargare le maglie, anche troppo. E ora costerà moltissimo»…

Giorgetti tuona contro il Superbonus

Lo sottolinea a chiare lettere e toni alti, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Il quale, in un’intervista al Corriere della Sera denuncia senza mezzi termini: «Stiamo drogando l’edilizia». O meglio: «Stiamo mettendo un sacco di soldi sull’edilizia che, per carità, può aver avuto senso sostenere nella fase più dura della pandemia e di certo contribuisce chiaramente alla crescita. Ma ora droghiamo un settore in cui l’offerta di imprese e manodopera è limitata. Stiamo facendo salire i prezzi e contribuiamo all’inflazione».

«Stiamo drogando l’edilizia e lasciamo a languire settori strategici»

Una sonora bocciatura, quella del ministro leghista, che nell’intervista prosegue: «Chiediamoci cosa può fare lo Stato di fronte alla rivoluzione digitale e energetica o allo choc che investe l’automotive, che deve uscire dai modelli endotermici tradizionali. Invece – evidenzia Giorgetti – diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo. Intanto – avverte – rischiamo che dilaghi la disoccupazione nell’industria spiazzata dall’imposizione del passaggio all’auto elettrica entro il 2035. Se ci sono decine di miliardi per ridisegnare le filiere industriali, bene. Ma in caso contrario, che stiamo facendo? Droghiamo certi settori e ne lasciamo a languire altri, quelli strategici per l’Italia».

Giorgetti: «L’industria non ce la fa a andare avanti, qualcosa non mi quadra»

Nella sua dura disamina affidata alle colonne del Corsera, Giorgetti a gamba tesa incalza: «Non si vuol fare uno scostamento di bilancio già a inizio anno, che invece servirebbe. Dunque si raschia un po’ il barile per trovare cifre importanti anche se non risolutive. Tutti pensano all’industria energivora classica, da aiutare. Ma anche per una pizzeria o una piscina l’energia è il 30% del conto economico».

Se in un altro passaggio: «Stiamo facendo salire i prezzi e contribuiamo all’inflazione»…

Non solo. Quanto a eventuali misure contro il caro energia Giorgetti suggerisce che il «credito d’imposta al 20% sugli aumenti in bolletta rispetto al 2019 si può aumentare in base alle risorse disponibili. Di certo – rimarca il ministro – per distribuire reddito bisogna produrlo. E se non tuteliamo i settori industriali, non ci saranno risorse». E dunque, per esempio, per Giorgetti il nodo è nella crisi della manifattura: «I politici dovrebbero andare nelle fabbriche a vedere cos’è la creazione di ricchezza. Qui se un benestante si ristruttura casa a spese dello Stato mentre l’industria non ce la fa a andare avanti, qualcosa non mi quadra».

Il nodo energia: Giorgetti delinea uno scenario cupo

Uno scenario cupo, quello delineato da Giorgetti che, sul nodo della questione legato al fabbisogno energetico, lascia poco margine alla speranza. E dichiara: «Per fortuna il gas è tornato fra le fonti ammesse in Europa per la transizione. Dobbiamo diversificare al massimo i fornitori. Rafforzare i rigassificatori. Aumentare la produzione nazionale. Ma anche qui, niente illusioni: non si tornerà ai prezzi bassi di due anni fa, perché la Cina deve uscire dal carbone e inizierà a drenare molto gas». Poi, conclude sul nucleare: «Invidio Emmanuel Macron, che annuncia sei nuove centrali nucleari. Da noi purtroppo è un tabù»…

 

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