Presidenzialismo, Nania: “Sarà sempre una vittoria della destra, ma ora serve un campo largo”

16 Feb 2022 12:55 - di Annamaria Gravino
nania

«Quando passerà, sarà comunque una vittoria della destra, solo la destra la può rivendicare». Domenico Nania, già vicepresidente del Senato e membro della commissione Bicamerale per le Riforme, ha una lunga familiarità con la battaglia per il presidenzialismo. Relatore al dibattito sul tema organizzato da Realtà Nuova e ospitato dalla Fondazione An, ha ricordato quando, giovane dirigente, partecipò al convegno sulle riforme istituzionali promosso dal Msi ad Amalfi già nel 1983 con entusiasmo, ma anche con la «consapevolezza che si trattava di una proposta fallimentare, perché targata» dal partito. Per questo, oggi che di presidenzialismo si torna a parlare con forza, avverte sulla necessità di allargare il più possibile la platea dei promotori.

Senatore, lei condivide l’opportunità di un referendum sul tema, ma ha anche invitato all’accortezza su come portarlo avanti. Che rischi vede? 

Il rischio che fallisca. Per due ragioni. La prima è che la proposta abbia una “targa” di partito, e nessuno vuole concedere all’avversario il riconoscimento di una riforma così importante. Credo che sarebbe strategicamente più proficuo adottare un modello come quello dei referendum sulla giustizia. Fare in modo che il presidenzialismo diventi una proposta neutra, che non appartiene a nessuno.

Si tratta, però, di una storica battaglia della destra e questa è una “targa” che non si può rimuovere…

Appunto, quando passerà, sarà in ogni caso una vittoria della destra. Ma per concretizzarla ritengo serva un cambiamento strategico, aggregando un comitato promotore ampio. Penso allo schema dei referendum sulla giustizia, intorno ai quali si sono ritrovati i Radicali, la Lega, FI, FdI, pezzi del Pd. Se raccogli quasi 5 milioni di firme poi nessuno può più ignorare quella proposta. Nessuno potrà più negare che si tratti di una proposta nell’interesse dell’Italia, sostenendo che è mossa da interessi elettorali.

Lei vede i margini per questa ampia aggregazione?

Sì, li vedo. Ma qui veniamo alla seconda questione su cui, secondo me, serve un cambio di strategia. Io ritengo che ai cittadini vada semplicemente proposto un quesito sull’elezione diretta del presidente della Repubblica, senza entrare nel merito del modello. In questo senso ho trovato indicative le parole di Renzi. Lui ha detto di essere favorevole all’elezione diretta del Capo dello Stato, non ha detto di essere favorevole al presidenzialismo… Ecco credo che FdI possa rendersi protagonista di un comitato referendario che sostenga solo l’elezione diretta del presidente. E penso in particolare a un referendum consultivo per una proposta di iniziativa legislativa per fa decidere al corpo elettorale se vuole eleggere direttamente il presidente della Repubblica.

Poi, però, il nodo di quale modello adottare resta

Sì, ma torniamo al fatto che con una forte spinta popolare poi la questione non potrà più essere rinviata. Se invece ci concentriamo a monte sul modello, rischiamo di non arrivare mai al punto. Il presidenzialismo in Bicamerale era stato approvato, poi però la commissione è fallita perché c’erano troppe cose in ballo. Quando il campo è troppo largo si trova sempre un pretesto per far saltare tutto.

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