Magnini si sfoga in tv: «La squalifica per doping mi stava distruggendo. Mi ha aiutato l’amore»

14 Feb 2022 16:42 - di Redazione

La bella storia tra Filippo Magnini e Giorgia Palmas. Campione di nuoto lui, conduttrice televisiva lei. Ovvero quando la routine della quotidianità non uccide la forza dell’amore. Un mezzo miracolo (proprio perché raro) che trasforma la vita di coppia dapprima in una fortezza capace di reggere l’urto dell’amarezza e della delusione per poi trasformarsi nel trampolino della rinascita. L’amore resiliente, si potrebbe dire utilizzando un lemma oggi molto di moda. E quale data migliore di quella di San Valentino, che l’amore appunto festeggia, per celebrarla? Nessuna, ovviamente.

Magnini è stato 2 volte campione del mondo di nuoto

Questo almeno deve aver pensato Magnini, due volte campione del mondo di nuoto, quando ha accettato di rispondere alle domande di Barbara Petrillo, conduttrice programma televisivo Studio Mattina di Canale 9, su quello che ha definito «il momento più brutto della mia vita», quando cioè la giustizia sportiva lo ha condannato «a quattro anni di squalifica per doping». In pratica, una carriera stroncata. C’è da impazzire senza un solido sostegno. Il campione lo ha trovato nella sua compagna. «Grazie all’amore di Giorgia sono riuscito a superare quei momenti». Già, si fa presto a ridurre tutto a “momenti“. In realtà, parliamo di fasi che possono cambiare il corso e il senso stesso di una vita.

La sua vicenda è ora in un libro

La squalifica per un atleta di livello mondiale è una incancellabile lettera scarlatta che distrugge l’intero tuo percorso: il prima, il durante e il dopo. Per fortuna, questa di Magnini è una favola a lieto fine. «Quando sono stato scagionato – ha ricordato -,  io e Giorgia eravamo insieme. Ci siamo abbracciati e abbiamo urlato di gioia. Quelle accuse non giuste mi hanno tolto il sonno e hanno fatto stare male tutt’e due. I suoi sono stati per me consigli preziosi, per superare quel momento». Una vicenda dolorosa, raccontata dal campione ne “La resistenza dell’acqua-La mia storia”. «Adesso mi piacerebbe raccontare a giovani atleti quello che mi è accaduto – ha concluso lui -. Una vera è propria caccia alle streghe da non augurare a nessuno».

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