M5S, anche il nuovo statuto nasce bacato. Borrè li avverte: ecco gli articoli non conformi
Si avvicina a grandi passi la consultazione del 10 e 11 marzo, convocata da vertici Cinque Stelle, per votare il nuovo statuto. E l’M5S rischia di prendere un’altra facciata.
Parecchi dubbi sul nuovo statuto del M5s, su cui è convocata la consultazione, vengono sollevati dall’avvocato Lorenzo Borrè, autore del ricorso a Napoli che ha portato alla sospensione delle modifiche statutarie approvate ad agosto congelando l’elezione di Giuseppe Conte alla presidenza del Movimento.
«Ma… – si chiede Borrè in un post ironico su Facebook, con tanto di foto del tabellone del Rischiatutto – l’articolo 25 del nuovo statuto M5S risottoposto al voto degli iscritti (ahi, non di tutti, nonostante le indicazioni del Tribunale di Napoli!) è conforme alle indicazioni delle Linee guida della Commissione di garanzia degli statuti (pag. 11, primo periodo), di cui alla Delibera n. 2/2020??? Chiedo per un amico (poi non dite che uno non segnala prima le aporie)».
Borrè si riferisce a quanto previsto sulle garanzie per elettorato attivo e passivo in un partito dalle linee guida della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici, e a quanto indicato dall’ultimo articolo del rinnovato statuto del M5s.
Si tratta dell’articolo 25 intitolato «Norme transitorie», secondo cui «il primo Presidente dell’Associazione è indicato dal Garante ed è eletto dall’Assemblea a maggioranza dei voti espressi» e «il Collegio dei Probiviri, il Comitato di Garanzia ed il Tesoriere in carica all’atto dell’approvazione del presente Statuto restano in carica, nella pienezza delle proprie funzioni, fino alla loro naturale scadenza».
Ma anche l’articolo 17 del nuovo statuto sembra non rispettare le Linee guida della Commissione di garanzia degli statuti.
Insomma l’ennesimo pasticcio fatto dai vertici M5S e dal famoso, sedicente, “avvocato del popolo” Giuseppe Conte. Caduto da cavallo per quello che lui definisce un cavillo. E che rischia di essere azzoppato nuovamente.
Peraltro Conte è alle prese con il malpancismo interno e la rivolta di diversi parlamentari. Che hanno inviato una lettera polemica sulle posizioni dell’M5S sullo stato di emergenza per il Covid.
Nella lettera, svelata dal Foglio, sottoscritta da 27 parlamentari M5S e dall’ex-sindaca di Roma Virginia Raggi, i firmatari ritengono “necessario ripristinare i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione” e dunque chiedono di: “eliminare Super green pass e green pass da lavoro, reintegrare i lavoratori sospesi“, rimuovere il green pass “per l’accesso alle università e allo svolgimento dei tirocini formativi, eliminare qualsiasi discriminazione nei minorenni, quindi eliminare i trattamenti differenziati nelle scuole (Dad per i non vaccinati), eliminare Super green pass e green pass da trasporto pubblico, mantenendo le Ffp2 come vero presidio di sicurezza sanitaria” e, infine, “eliminare il green pass e il Super green pass per la fruizione di qualunque attività ricreativa, sociale, culturale, sportiva, commerciale all’aperto e al chiuso“.
La lettera è accompagnata da “una possibile road map per l’allenamento graduale delle misure coercitive e il ritorno alla normalità“.
I vertici M5S tuttavia minimizzano – come, d’altra parte, fanno sulla questione dello statuto e sul disarcionamento di Conte da parte del Tribunale di Napoli – e sentiscono che la lettera sia ‘contro Conte‘.