Archeologia, clamorosa scoperta nel parco di Velia: il più antico tempio dedicato ad Atena

1 Feb 2022 19:16 - di Redazione
Archeologia

Nuova clamorosa scoperta messa a segno dagli archeologi del Parco Archeologico di Paestum. Sono stati rinvenuti, infatti, i resti del più antico tempio arcaico dedicato ad Athena sull’acropoli di Elea-Velia. Una scoperta frutto della campagna di scavi appena conclusasi che hanno riportato alla luce i resti di muri realizzati con mattoni crudi, intonacati e fondati su zoccolature in blocchi accostati in poligonale: una tecnica utilizzata anche per le abitazioni di età arcaica rinvenute lungo le pendici dell’acropoli. Un ritrovamento “che accende nuova luce sulla storia della potente colonia greca” di Velia. Così il Direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, commenta i risultati dello scavo. Che ha permesso di portare alla luce le mura, i resti di un tempio risalente al VI secolo a. C.: un cumulo di armi e due elmi, uno dei quali etrusco forse strappato ai nemici nella battaglia di Alalia, in Corsica.

I ritrovamenti: il tempio è del VI secolo a.c.

Le testimonianze rinvenute disegnano un edificio rettangolare lungo almeno 18 metri ed ampio 7. La porzione interna della struttura è pavimentata con un piano in terra battuta e tegole, sul quale, in posizione di crollo, sono stati rinvenuti elementi dell’alzato, ceramiche dipinte, vasi con iscrizioni ‘Ire’, ovvero ‘sacro’, e numerosi frammenti metallici pertinenti ad armi e armature: tra cui due elmi, uno calcidese ed un altro di tipo Negau, in ottimo stato di conservazione. I risultati della ricerca consentono di far luce sulle più antiche e lacunose fasi di vita della città, fondata intorno al 540 a.C. dai coloni Focei provenienti dall’Asia Minore.

Archeologia e  contesto storico: la battaglia di Alalia

“I rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia lasciano ipotizzare una destinazione sacra della struttura”, dichiara Osanna che aggiunge: “Con tutta probabilità in questo ambiente vennero conservate le reliquie offerte alla dea Athena dopo la battaglia di Alalia: lo scontro navale che vide affrontarsi i profughi greci di Focea e una coalizione di Cartaginesi ed Etruschi, tra il 541 e il 535 a.C. circa, al largo del mar Tirreno, tra la Corsica e la Sardegna. Liberati dalla terra solo qualche giorno fa – dice Osanna – i due elmi devono ancora essere ripuliti in laboratorio e studiati. Al loro interno – ipotizza Osanna – potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche.E queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l’identità dei guerrieri che li hanno indossati. Certo si tratta di prime considerazioni – aggiunge Osanna – che già così chiariscono molti particolari inediti di quella storia eleatica accaduta di più di 2500 anni fa.”

Nel 540 a.C, davanti alle coste della Corsica, si svolse una grande battaglia navale tra i focesi, coloni greci insediati nella città corsa di Alalia, ed etruschi: quest’ultimi alleati con i cartaginesi. Nello scontro i greci ebbero la meglio ma dovettero abbandonare Alalia e scappare verso il sud d’Italia, dove fondarono Hyele poi rinominata Elea (Velia per i romani). Gli scavi, in corso dal luglio 2021 sull’acropoli, hanno riportato alla luce sotto al tempio già conosciuto e che si credeva realizzato in epoca ellenistica (300 a.C.) le basi di un altro tempio molto più antico, di forma rettangolare e di notevoli dimensioni (18 metri di lunghezza per 7 di larghezza) con una pavimentazione in terra battuta.

Le sorprese che ci riserva l’archeologia

Le sorprese più grandi sono arrivate proprio dall’interno di questa struttura arcaica, che l’archeologia ci regala: i focesi avrebbero costruito e dedicato alla loro divinità, Atena, non appena presero possesso del promontorio, identificato tra Punta Licosa e Palinuro in provincia di Salerno, sul quale sorse quella che diventò una delle colonie più importanti della Magna Grecia. Dai lavori che stanno riportando alla luce il piano pavimentale del tempio arcaico, spiega il responsabile degli scavi, Francesco Scelza, sono emersi elementi architettonici in argilla cotta, frammenti di decorazione del tempio realizzate da maestranze della vicina Cuma, alcune tegole della copertura, vasi e ceramiche dipinte tutte contrassegnate con la sigla “Ire” (“Sacro”) che ne attesta la dedica alla divinità e un cumulo di armi anch’esse evidentemente consacrate. Un gioiello.

 

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