Quirinale, al via il valzer sotto il segno del Leone (Giovanni). Ma in agguato c’è anche il Gattopardo

24 Gen 2022 9:35 - di Michele Pezza
Quirinale

Archiviato (a meno di un miracolo dell’ultim’ora) il “metodo Ciampi“, eletto (come Cossiga) al Quirinale al primo voto, il 13esimo presidente della Repubblica ha tutta l’aria di voler nascere sotto il segno del Leone. Non quello zodiacale bensì inteso come Giovanni, lo statista napoletano salito al Colle solo al 24esimo scrutinio. L’aria almeno è quella. Alle 15 di oggi scatterà la prima chiama dei 1008 Grandi elettori (mancherà all’appello l’on. Enzo Fasano, morto ieri pomeriggio), ma dall’urna di Montecitorio usciranno prevalentemente schede bianche e nomi di fantasia, variante creativa del muro contro muro che divide il centrodestra dal centrosinistra.  Una barriera destinata a diventare sempre alta a dispetto degli appelli più o meno accorati a cercare e trovare una soluzione condivisa.

È ancora muro contro muro

Non è tempo di previsioni, anche perché tra Pd e M5S che in teoria dovrebbero marcare uniti emergono divisioni profonde. A differenza di Giuseppe Conte, soddisfatto dal ritiro dalla corsa per il Quirinale di Silvio Berlusconi e ora senza preclusioni verso i nomi proposti dagli avversari, Enrico Letta ha già annunciato che il suo partito non voterà nessuno del centrodestra. E per far capire che non scherza ha già calato una prima carta, quella di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Ma siamo appena ai preliminari e i nomi figli di questa fase sono altrettanti sacrificati sugli altarini dei tatticismi parlamentari. La parità per il Colle, del resto, si gioca così. Lo tenga presente anche il centrodestra, spesso deficitario quando si tratta di organizzare manovre avvolgenti.

Kingmaker per Quirinale cercasi

Occhio quindi a Matteo Renzi, da tempo in filo diretto con Pierferdinando Casini. Il leader di Italia Viva sta tentando il colpaccio della vita bissando l’operazione Mattarella di sette anni fa. Con la differenza che allora era il leader di un Pd al 41 per cento mentre oggi guida un’anemica sigla che non schioda dal 2 e mezzo per cento. E che nessuno, a partire da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sottovaluti Berlusconi: il suo passo di lato non è rinuncia a giocare un ruolo da primo piano nel risiko del Quirinale. Il leone è ferito, ma vivo e soprattutto deciso ad assestare la zampata decisiva. Attenzione, infine, al fattore tempo: più ne passa, più prevarrà la tentazione di non cambiare nulla, a Palazzo Chigi come al Quirinale. Dai Leone ai Draghi e quindi al Gattopardo, si sa, il passo è breve. Anche troppo.

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