Pd in fibrillazione per il Quirinale e per il ritorno dei transfughi. Ma di congresso meglio non parlare
Nel Pd prosegue il dibattito innescato dalle parole di Massimo D’Alema e c’è chi torna a parlare di congresso. Ma la vera urgenza è la partita del Quirinale. I contatti proseguono ed è atteso nei prossimi giorni un nuovo incontro sul tema di Enrico Letta con Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Era stato proprio il ministro della Salute ad organizzare quello prima di Natale in cui era stato concordato un percorso condiviso.
Poi qualche fuga in avanti del leader M5S aveva irritato diversi parlamentari dem. Ora, anche con la triangolazione di Speranza a quanto si riferisce, si starebbe organizzando un nuovo momento per fare il punto e verificare la possibilità che Pd, M5S e Leu procedano allineati verso l’appuntamento dell’elezione del presidente della Repubblica.
I tempi non sono strettissimi se domani, come trapela, il presidente della Camera Roberto Fico indicherà il 24 gennaio come data per la prima votazione. Ma il comparto ‘giallorosso’ ha ancora parecchio da lavorare viste le uscite non proprio coincidenti degli ultimi giorni sul dossier Colle.
Intanto il segretario dem chiude il caso di Capodanno innescato dalle parole di Massimo D’Alema che hanno scatenato un putiferio nel Pd. La presa di posizione di ieri, l’irritazione trapelata dal Nazareno fanno dire a Base Riformista -Lorenzo Guerini in testa- che il “caso è chiuso”.
Con la puntualizzazione del coordinatore dell’area, Alessandro Alfieri, che allontana la richiesta di un congresso anticipato, pure avanzata da esponenti della componente come Andrea Marcucci. “Le parole di Letta sono state chiare. Il congresso ci sarà a scadenza naturale”, ovvero nel 2023, “ora siamo impegnati nelle Agorà e nelle delicate sfide che ci attendono”, dice all’Adnkronos ed Enrico Borghi, lettiano, sottolinea: “Evitiamo di cadere nel tic autoreferenziale di certa sinistra che preferisce guardare al proprio ombelico piuttosto che agli interessi del Paese”.
Il nodo del rapporto con gli ex-dem di Articolo 1 potrebbe comunque ripresentarsi nei prossimi mesi. Continua il percorso comune nelle Agorà che hanno visto la partecipazione di Roberto Speranza, Pier Luigi Bersani, Arturo Scotto. Agorà che, come ha indicato Letta, dovrebbero chiudersi in primavera. E in Articolo 1 c’è chi fa notare che, a quel punto, una discussione si aprirà: che si fa dopo la collaborazione nelle Agorà? E la risposta è legata al tipo di offerta che verrà data alle politiche del 2023, sempre che la legislatura arrivi a scadenza naturale.
Il capogruppo alla Camera, Federico Fornaro, lo spiega così: “Bisogna guardare avanti, non indietro. È il momento di ripensare la sinistra e noi vogliamo essere il lievito di questa nuova fase. Il domani è verso una sinistra nuova. Ma aver dato la disponibilità a partecipare all’iniziativa del Pd” delle Agorà “non implica che sia già deciso come si concluderà questo percorso”.
E se l’esito fosse quello di un ‘ricongiungimento’ nel Pd, la sola possibilità evocata da D’Alema ha agitato trasversalmente i dem. Non solo gli ‘ex-renziani’ ma anche la sinistra, vedi Gianni Cuperlo: “Chi nel Pd è rimasto, si è battuto da dentro a viso aperto e i fatti alla fine ci hanno dato ragione”. Avverte Beppe Fioroni: “Se la logica delle Agorà fosse questa”, ovvero un ritorno al passato, ”la scommessa di Letta sarebbe inficiata dal revanscismo degli esuli”.