Luciana Littizzetto, la Murgia e Fiorella Mannoia vogliono una donna al Colle (di sinistra, è ovvio)

3 Gen 2022 8:58 - di Gigliola Bardi
quirinale donna

Una donna al Quirinale «sarebbe bello», ma a due condizioni: la prima che non sia un diktat, la seconda che sia di centrodestra. Alessandro Sallusti ci ha messo davvero poco a mostrare tic e debolezze dell’appello rivolto da alcune donne del mondo della cultura e dello spettacolo, fra le quali Michela Murgia e Luciana Littizzetto, ai grandi elettori affinché eleggano un presidente donna.

Da Murgia a Mannoia, le firmatari dell’appello

In un editoriale intitolato «”Una donna al Colle”: ci sto, purché di destra», il direttore di Libero smonta il detto e il non detto di un appello che suona un po’ come il volantino di un collettivo. «Crediamo sia giunto il momento di dare concretezza a quell’idea di parità di genere, così tanto condivisa e sostenuta dalle forze più democratiche e progressiste del nostro Paese. Vogliamo dirlo con chiarezza: è arrivato il tempo di eleggere una donna», si legge nella rivendicazione firmata da Dacia Maraini, Edith Bruck, Liliana Cavani, Michela Murgia, Luciana Littizzetto, Silvia Avallone, Melania Mazzucco, Lia Levi, Andrée Ruth Shammah, Mirella Serri, Stefania Auci, Sabina Guzzanti, Mariolina Coppola, Serena Dandini, Fiorella Mannoia.

Se una «donna al Quirinale» diventa un diktat

«Si parla di democrazia dei generi, ma da questo punto di vista l’Italia è una democrazia largamente incompiuta», prosegue il manifesto, citando diversi Paesi europei che sarebbero più avanzati di noi. «Eppure sappiamo che ci sono in Italia donne che per titoli, meriti, esperienza ed equilibrio possono benissimo rappresentare l’intera nazione al massimo livello», si legge ancora nel testo che evita di «fare nomi». «Ci rifiutiamo di pensare che queste donne non abbiano il carisma, le competenze, le capacità e l’autorevolezza per esprimere la più alta forma di rappresentanza e di riconoscimento. Questo è il punto», avvertono ancora le firmatarie dell’appello, per le quali «non ci sono ragioni accettabili per rimandare ancora questa scelta». «Fate uno scatto. L’elezione di una donna alla Presidenza della Repubblica – è la conclusione – sarà la nostra, e la vostra, forza».

Sallusti: «Donne contro uomini sarebbe una pagliacciata»

«È fuori dubbio che ci sono donne che per titoli e meriti possono aspirare al Colle, ma tra i requisiti richiesti il loro essere di sesso femminile (chissà se commetto reato a dire così in tempo di gender) non dovrebbe costituire alcun vantaggio sui competitori ometti, si parta alla pari e vinca il migliore», ha sottolineato Sallusti, ricordando che se tutte le parlamentari donna decidessero di votare una donna purché sia un Colle al femminile potrebbe essere quasi cosa fatta. Ma «donne contro uomini sarebbe l’ultima pagliacciata di una politica già abbastanza comica di suo», con l’incognita di capire  «da che parte si dovrebbero schierare i non pochi gay e lesbiche presenti in aula».

L’appello è per una donna o per una donna di sinistra?

«Ma il punto vero è un altro», avverte Sallusti, chiedendo: «Le firmatarie dell’appello intendono sostenere la candidatura di una donna o di una donna di sinistra?». Il direttore, infatti, sottolinea di non essere così sicuro che le firmatarie esulterebbero per l’elezione di Giorgia Meloni, «se ne avesse i requisiti d’età», di Letizia Moratti o di Elisabetta Casellati, solo per fare gli esempi più immediati. «Mi spiace rovinare la festa alle signore firmatarie ricordando loro che a questo giro nessuna donna di sinistra, e ovviamente anche nessun uomo, avrà la maggioranza dei voti per diventare Presidente almeno che il Centrodestra impazzisca e glieli offra gratis su un piatto d’argento. Quindi – conclude Sallusti su Libero – faccio mio il loro appello: voglio anche io una donna al Quirinale, una bella, sana e consapevole donna di Centrodestra. Che poi, care Murgia e compagne, ridiamo un po’».

 

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