Dadone attacca Brunetta sullo smart working: “Se dice che frena l’economia, mente sapendo di mentire”
È guerra tra ministri nel governo Draghi con l’ex ministro della Pubblica amministrazione, la grillina Fabiana Dadone, contro l’attuale titolare, Renato Brunetta. Materia del contendere, lo smart working, che l’esponente di Forza Italia intende ridimensionare per gli statali.
«Fatico a comprendere l’ideologia che contrasta lo smart working laddove nel lavoro è possibile. Così come sarebbe incomprensibile impuntarsi nel non applicare ogni misura utile ad arginare una situazione che non può più ammettere esitazioni». Lo scrive su Facebook il ministro delle Politiche giovanili Fabiana Dadone, del M5S, ex responsabile della Pubblica amministrazione del secondo governo Conte, mentre l’attuale ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, si oppone a un ritorno generalizzato allo smart working.
Dadone a Brunetta: “Con me ministro della Pa lo smart working ha funzionato”
“Non basta trincerarsi dietro la mera “concessione” di ampia flessibilità data dalle disposizioni di legge ad ogni amministrazione di ricorrere a questa modalità organizzativa. La PA, per non parlare delle realtà private, ha già dato dimostrazione di saper coniugare il lavoro agile con la performance lavorativa. Sostenere che l’economia non possa girare con un pubblica amministrazione in lavoro agile significa mentire sapendo di mentire”.
Secondo l’ex ministra della P, «fare di tutto per disincentivarne il ricorso non ha alcun senso, tanto più in questo delicato momento storico».
Dal suo punto di vista, invece, Brunetta rimane un convinto assertore del ritorno al lavoro in presenza. «La normativa e le regole attuali – afferma in una nota ufficiale il Dipartimento della Funzione Pubblica – già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato». La richiesta del ritorno al lavoro in smart girava da giorni sui tavoli dei sindacati. Una preoccupazione dovuta all’aumento dei contagi per la massiccia presenza di lavoratori nelle sedi fisiche. Secco il no del dipartimento guidato da Brunetta.
«Alla luce della grande flessibilità riconosciuta alle singole amministrazioni» risulta «incomprensibile l’invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego». Impensabile quindi un “tutti a casa” come quando non c’erano i vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato. «Non è questa la situazione attuale», ha tagliato corto il Dipartimento.