Da La Russa e Crosetto niente sconti: «Il Mattarella bis è una sconfitta. E il centrodestra ne esce male»

29 Gen 2022 15:30 - di Chiara Volpi
Crosetto La Russa

Da La Russa e Crosetto niente sconti: il Mattarella bis è una sconfitta. E il centrodestra ne esce male. Con le ossa rotte commentano i corsivisti della polemica. Quale centrodestra? Replica amaramente La Russa. Mentre Crosetto fa riferimento a una realtà in come, di cui bisogna capire solo se farmacologico o irreversibile…  E allora, non usa mezzi termini Ignazio La Russa per esternare indignazione e delusione che intridono il suo commento sull’epilogo della elezione quirinalizia.
Il Mattarella bis «è una sconfitta, anche per lo spirito della Costituzione… Contenti loro, contenti tutti…». Di più. Il senatore di Fratelli d’Italia allarga le braccia: è sconsolato per la retromarcia presentata oltretutto come una svolta, delle “presidenziali”. Quella che, alla faccia di colloqui e accordi, intese e trattive, sembra ri-portare alla rielezione del capo dello Stato uscente. «Noi di Fratelli d’Italia voteremo Nordio», assicura il vicepresidente del Senato. Ma allora: si va verso la rielezione di Mattarella anche per colpa della strategia di Matteo Salvini? «La colpa non è di Salvini – taglia corto allargando la platea di riferimento delle sue considerazioni La Russa – ma è di tutti coloro che stanno convergendo verso un bis dell’attuale capo dello Stato. Pur avendo massimo rispetto per Mattarella, noi non lo voteremo, ma indicheremo nella scheda Nordio». Il centrodestra ne esce con le ossa rotte? «Il centrodestra? Quale centrodestra?», replica eloquentemente quanto amaramente La Russa… È

Quirinale, da La Russa a Crosetto: il Mattarella bis è una sconfitta

Poi, andando avanti nella sua disamina amara, parlando alla Camera La Russa aggiunge anche: «All’ultimo vertice di centrodestra, l’unica cosa su cui Salvini e tutti gli altri leader della coalizione sembravano uniti era proprio il no al Mattarella bis… In quell’occasione c’è stato il no globale di Salvini e degli altri. Quello è stato l’unico momento in cui il centrodestra è stato unito». Il bis – incalza il senatore di Fdi «non è dignitoso per Mattarella, per chi lo vota e per l’Italia. Il centrodestra ne esce molto male, il centrosinistra forse peggio… Ne esce bene questo intendere la politica come un percorso semi-personale. Si è arrivati a questo perché molti parlamentari sono pronti a barattare sette mesi di poltrona con sette anni di presidenza della Repubblica». Questa la conclusione che Ignazio La Russa affida a Twitter. Questa l’amaro commento di una settimana davvero controversa.

Crosetto, se il «centrodestra prima si teneva con lo scotch, ora è proprio in coma»

E sulla stessa linea, Guido Crosetto che, senza aggiustamenti di sorta, e armato della cruda verità che non ha timore a rivelare e commentare, dichiara: «Il centrodestra è ora in coma, bisogna vedere se si tratta di un coma farmacologico, oppure se irreversibile». L’imprenditore torinese tra i fondatori di Fdi la vede così, dopo le vicende di questa settimana elettorale sui generis, che hanno portato i partiti dell’alleanza a duri confronti e errata corrige che hanno rivelato qualche crepa all’interno dello schieramento. Così, interpellato dall’AdnKronos, Crosetto ricorda come il centrodestra «già non era in buona salute prima. Si teneva diciamo con lo scotch – sottolinea addirittura il commentatore politico nella sua requisitoria – e negli ultimi cinque anni non è esistito» come forza unitaria. «Quasi sempre diviso – rileva a stretto giro – prima con Salvini al governo con i 5Stelle. Per arrivare a oggi». «Poi – aggiunge – la situazione pare degenerata. Mi pare che dopo la mossa di FI di ieri, quando ha deciso di andare da sola sul Colle. E poi con quanto successo ora, si può parlare di stato di coma. L’unica che ha cercato di tenerlo insieme è stata Gorgia Meloni», conclude lapidario Crosetto.

La Russa e Crosetto concordano: Per i «partiti in crisi, la soluzione insistere sull’esistente»

Da questa situazione di caos «non poteva che uscire la prosecuzione dell’esistente. Mettendo in primo piano la debolezza della politica e dei partiti, che sarebbero i contenitori della politica». Crosetto non ha dubbi, insomma. E non fa sconti a nessuno. Dopo il “ritorno” a Mattarella per il Colle, appena deciso dalle forze di maggioranza, sentenzia duramente che «quella che emerge è la fotografia di un Parlamento che era già prima del voto diverso da tutti i precedenti dell’Italia repubblicana. Nel quale i partiti non contano. O almeno non più come prima». Tanto che, proseguendo Crosetto spiega: «Durante la vicenda per il Colle si sono visti partiti che non controllavano i grandi elettorise si esclude Fdi, come si vede dai voti – . Partiti che erano spaccati e divisi». Non solo. Crosetto nota come «tutto quanto visto sia anche conseguenza del via libera al taglio dei parlamentari, con il 60% degli eletti che sanno che potrebbero restare fuori dalla prossima legislatura». Un elemento che potrebbe aver inciso più di quanto si immagini.

 

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