Reggio Calabria, il paradosso di Falcomatà che getta alle ortiche il “suo” codice etico

16 Dic 2021 15:09 - di Redazione
falcomatà

Sin dal suo insediamento nel 2014, il sindaco Falcomatà ha sempre voluto indossare i panni del “paladino della legalità”. E a meno di un mese dal suo insediamento, ha ufficializzato l’adozione del codice etico “Avviso Pubblico” definendolo la stella polare della sua amministrazione. Ebbene, al primo esame utile (il processo Miramare), il codice etico è miseramente naufragato. L’ha gettato alle ortiche, senza pensarci due volte. Infatti, subito dopo il rinvio a giudizio, secondo “Avviso Pubblico”, l’amministrazione avrebbe dovuto senza indugio promuovere la costituzione di parte civile nel relativo processo.

Falcomatà e la “previsione”

Una simile previsione dovrebbe essere contenuta nello Statuto di qualsiasi Ente locale. E ove così non fosse, la questione assumerebbe connotazioni ben più gravi. Questo perché la mancanza di un tale dettame genererebbe un potere discrezionale abnorme in capo a chi amministra. Che potrebbe, a suo piacimento, decidere contro chi costituirsi parte civile e contro chi non farlo.

Il nodo della costituzione parte civile

Allo stato, risultano ancora oscure le ragioni per le quali, nel cosiddetto “Processo Miramare”, che coinvolgeva l’intera giunta comunale, il Comune di Reggio Calabria non si sia costituito parte civile. Adesso, però, è tempo che tali ragioni siano spiegate senza infingimenti alla città. E andrebbero spiegate pure le ragioni (se esistono) di un cambio di indirizzo rispetto a quando il Comune di Reggio Calabria, con sindaco Demetrio Arena, dispose la costituzione di parte civile dell’Ente nei confronti di Giuseppe Scopelliti, suo predecessore nonché coordinatore regionale del suo partito di appartenenza e soprattutto amico personale. In quel caso, dovere istituzionale e senso civico hanno prevalso su qualsiasi altra logica, nonostante nessun codice etico fosse stato sottoscritto dalla giunta che egli presiedeva.

La posizione di Italo Palmara

Come sottolinea Italo Palmara, presidente di “Reggio Futura”, «il sindaco invece, in aperta violazione del codice etico da lui stesso sottoscritto, all’indomani della sentenza di condanna in primo grado, non si è dimesso. Addirittura ha preannunciato che intende impugnare anche la sospensione di 18 mesi che gli è stata inflitta in virtù della Legge Severino. E anche su questo punto, a proposito di condanna in primo grado, di sospensione e di Legge Severino ci torna in mente il comportamento diametralmente opposto tenuto nel 2014 dall’allora Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti». Infatti Scopelliti, all’indomani del verdetto di condanna pronunciato a suo carico, annunciò le sue dimissioni dichiarando che «le sentenze vanno rispettate». E che «quando si è uomini delle istituzioni va fatto un passo indietro».

Chiedere le dimissioni di Falcomatà

Dunque, aggiunge Palmara, «ci auguriamo che, alla luce di tutto ciò, da domani ogni schieramento politico rispettoso della legalità, si batta in Consiglio Comunale per l’applicazione di quanto previsto da Avviso Pubblico. E dunque per le dimissioni di Falcomatà. Analogo invito rivolgiamo ai cittadini onesti, traditi da chi per anni ha dato lezioni a tutti sul rispetto delle regole, salvo poi essere il primo a non rispettarle».

 

 

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