Papa Francesco sferza la Curia e regala ai cardinali un libro anti-chiacchiericcio: «Basta favoritismi»

23 Dic 2021 12:25 - di Federica Argento
Papa Francesco Curia

Gli auguri di Papa Francesco alla Curia nel tradizionale discorso natalizio sono ancora una volta particolarmente severi. Il Pontefice predica l’umiltà, chiede di dimenticare le “logiche mondane”; intima di scardinare le “complicità degli interessi personali”che creano divisioni”; chiede di mettere al bando “favoritismi e cordate”. Ogni anno, infatti, il Papa confessa cardinali e arcivescovi lì convenuti, accusandoli d’essere una volta mondani, un’altra malati di Alzheimer spirituali. Quindi ha esordito “Cari fratelli e sorelle, facendo memoria della nostra lebbra; rifuggendo le logiche della mondanità che ci privano di radici e di germogli, lasciamoci evangelizzare dall’umiltà del Bambino Gesù”.

Dal Papa parole durissime ai cardinali della Curia

“Solo servendo e solo pensando al nostro lavoro come servizio possiamo davvero essere utili a tutti. Siamo qui – io per primo – per imparare a stare in ginocchio e adorare il Signore nella sua umiltà; e non altri signori nella loro vuota opulenza. Siamo come i pastori, siamo come i Magi, siamo come Gesù. Ecco la lezione del Natale: l’umiltà – dice Papa Francesco -: è la grande condizione della fede, della vita spirituale, della santità. Possa il Signore farcene dono a partire dalla primordiale manifestazione dello Spirito dentro di noi: il desiderio. Ciò che non abbiamo, possiamo cominciare almeno a desiderarlo. E il desiderio è già lo Spirito all’opera dentro ciascuno di noi. Buon Natale a tutti! E vi chiedo di pregare per me”.

Papa Francesco: “Non fate come i concorrenti che cercano di posizionarsi meglio”

Il monito ai cardinali è severo: l’ atteggiamento di servizio esige umiltà, magnanimità e generosità. Altra parola ricorrente nelle parole del Pontefice è “trasparenza”. Bando a “favoritismi” e “cordate”. Il Papa ha sferzato i suoi collaboratori: “Molti di noi lavorano insieme, ma ciò che fortifica la comunione è poter anche pregare insieme: ascoltare insieme la Parola, costruire rapporti che esulano dal semplice lavoro; e rafforzano i legami di bene aiutandoci a vicenda. Senza questo rischiamo di essere soltanto degli estranei che collaborano; dei concorrenti che cercando di posizionarsi meglio o, peggio ancora: lì dove si creano dei rapporti, essi sembrano prendere più la piega della complicità per interessi personali. Dimenticando la causa comune che ci tiene insieme”. Parole durissime. “Cristo è al centro”, attacca il Papa, “né partiti, né opinioni sfaldino la vostra missione.

“La complicità crea fazioni”

“La complicità – avverte Bergoglio- crea divisioni, fazioni e nemici; la collaborazione esige la grandezza di accettare la propria parzialità;e l’apertura al lavoro in gruppo, anche con quelli che non la pensano come noi. Nella complicità si sta insieme per ottenere un risultato esterno. Nella collaborazione si sta insieme perché si ha a cuore il bene dell’altro; e, pertanto, di tutto il Popolo di Dio che siamo chiamati a servire: non dimentichiamo il volto concreto delle persone. Non dimentichiamo le nostre radici, il volto concreto di coloro che sono stati i nostri primi maestri nella fede”.

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