Omicron, c’è da avere paura o no? L’immunologo Minelli risponde su vaccini e fake news

28 Dic 2021 16:30 - di Redazione

Cosa sappiamo oggi sulla variante Omicron di Sars-CoV-2, arrivata in Italia dal Sud Africa un mese fa? E’ solo più infettiva della Delta? I vaccini ci proteggono? Dobbiamo aver paura? Ad alcune di queste domande risponde l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata.

I vaccini ci proteggono da Omicron?

La prima domanda e la più importante riguarda i vaccini. Ci proteggono o no da Omicron?  “Partiamo da un assunto che, fin dai tempi della prima ondata dei vaccini (mRna vs vettore virale), gli immunologi hanno provato a comunicare. I vaccini – ricorda Minelli a Adnkronos Salute – ‘allenano’ il sistema immunitario soprattutto nella sua componente definita ‘innata’, ciò che potrebbe per esempio facilmente spiegare come mai i bambini abitualmente sottoposti, in ragione della loro età, a vaccinazioni multiple, in linea di massima siano fino ad ora risultati meno colpiti dalla malattia Covid-19. Parlo di malattia, non di infezione”.

Omicron, la differenza tra infezione e malattia

“Il dettaglio è tutt’altro che marginale. Molti dati, generati dalle conoscenze delle altre varianti e dei meccanismi di difesa dalla malattia, suggeriscono che Omicron, pur potendo eludere le difese contro l’infezione, non riesce ad eludere quelle contro la malattia. L’elemento di discrimine è rappresentato proprio dagli effetti del vaccino anti-Covid. E, d’altro canto, anche il vaccino contro il morbillo promuove un efficace allenamento del sistema immunitario; la stessa cosa vale per quello antitubercolare proposto addirittura come strumento per innalzare la resistenza contro il Sars-CoV-2, e perfino al vaccino antinfluenzale viene attribuito analogo potere”.

Cosa sono i linfociti T

Secondo quesito: è vero che Omicron sfugge al riconoscimento degli anticorpi anti-Spike? “Dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid – evidenzia l’immunologo – ad entrare in gioco non sono solo i classici anticorpi facilmente dosabili con i famosi test sierologici. I giocatori più importanti in questa partita sono i linfociti T, un tipo di globuli bianchi essenziali nelle funzioni del sistema immunitario, specializzati nel riconoscimento delle cellule infettate dal virus ed in grado di elaborare molecole neutralizzanti il virus”.

La seconda linea di difesa cellulare

“I linfociti T – precisa Minelli – intervengono come seconda linea di difesa cellulare, rispetto alla prima rappresentata dagli anticorpi che, dal canto loro, rappresentano solo un’espressione, certamente non esaustiva, della risposta immunitaria. Purtroppo non è facile misurare la risposta mediata dai linfociti T per indisponibilità di test facili e soprattutto economici da applicare su ampia scala, per quanto la loro auspicabile esecuzione consentirebbe di accertare dinamiche d’azione del nostro organismo sul virus che la sola ricerca di anticorpi evidentemente non è in grado di fornire”.

Perché non bisogna avere paura di Omicron

“Aspetto importante da sottolineare – aggiunge l’esperto – è che l’immunità cellulare indotta dai linfociti T e potenziata dalla produzione interferonica non viene in alcun modo compromessa dalle cangianti mutazioni, tra le quali Omicron ultima in ordine di tempo, con le quali il coronavirus continua a cimentarsi. E questo è indiscutibilmente un elemento fondato, di grandissima pregnanza clinica e di fortissima rilevanza sociale. Spieghiamolo alle persone, in maniera chiara, comprensibile, lineare, univoca, senza litigare anche su questo”.

I vaccinati con terza dose hanno acquisito una valida protezione

Quindi, quesito finale, dobbiamo aver paura o no della variante Omicron? “Per effetto della variante Omicron – afferma l’immunologo – si potrebbe avere, magari, un discreto peggioramento del quadro epidemiologico, ma non di quello clinico in ragione di una valida protezione che i vaccinati, tanto più con terze dosi, hanno di fatto acquisito. Per questo, fatte salve le oltre 6 milioni di persone che nel nostro Paese ancora non si sono vaccinate, ad Omicron, pur con le dovute precauzioni, non dovremmo guardare con gli stessi livelli di preoccupazioni dai quali saremmo stati pervasi anche solo un anno fa. E questo non perché il virus sia diventato più debole, ma perché la stragrande maggioranza di noi è diventata più forte, attrezzata e consapevole”

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