Moda, il prossimo sarà l’anno della rinascita: il Pnrr sarà un booster. Parola di manager e esperti

16 Dic 2021 11:02 - di Redazione
Moda

Il prossimo anno per la Moda sarà la stagione della rinascita. Dodici mesi importanti, per non dire cruciali, in cui ci si aspetta il superamento dei valori pre-pandemia. Il settore che ha contributo a rendere grande nel mondo il brand del Made in Italy ritrova slancio e smalto. Con un fatturato in crescita che dovrebbe arrivare a toccare la punta dei 90 miliardi: perché il Pnrr sarà un “booster” per tutto il 2022.

Moda, il prossimo sarà l’anno della rinascita: il Pnrr sarà un booster

Dunque, dodici mesi di crescita ininterrotta, con il Pnrr pronto a fare da “booster” per il 2022. Dopo un 2020 da incubo la Moda ritrova slancio. E si prepara ad archiviare l’anno in corso con un fatturato complessivo attorno ai 90 miliardi di euro. Numeri vicini a quelli del 2019, quando si erano raggiunti i 100 miliardi. E in rialzo rispetto all’anno scorso con il 2020 che aveva chiuso l’esercizio a 75 miliardi. «Nel suo complesso il settore è cresciuto parecchio, soprattutto negli ultimi 6 mesi. Ma non in misura tale da raggiungere i livelli del 2019 – spiega all’Adnkronos Armando Branchini, strategic advisor di EY Fashion, Luxury and Retail Practice –. Se invece ci riferiamo al settore della Moda di alta gamma, troviamo un’indicazione molto diversa».

«Una forte polarizzazione avvantaggia le imprese che operano nella competizione di valore»

«Questo infatti – prosegue l’imprenditore che l’Adnkronos ha contattato – rappresentava almeno un terzo del totale della moda italiana nel 2019. Ed è cresciuto nell’anno in corso di quasi il 30% rispetto al 2020. Riuscendo a raggiungere il livello di fatturato totale del 2019. Siamo quindi in presenza di una forte polarizzazione che avvantaggia le imprese che operano nella competizione di valore. Con marche note e forte capacità di innovazione. Che hanno in genere rilevanti dimensioni».

Risultano invece meno dinamiche quelle di dimensione più limitata

Viceversa, risultano meno dinamiche le imprese, di dimensione più limitata. Quelle che operano prevalentemente nella competizione di prezzo e che non sono contraddistinte da marche note. «Sono le imitatrici di quelle leader per quanto riguarda l’innovazione di prodotto e di processo», fa notare Branchini. Le imprese posizionate nel segmento più alto del mercato, sottolinea, «sono state capaci di reagire e riprendersi dal fortissimo impatto della pandemia. Sia che operino nella produzione e vendita al dettaglio di prodotti finiti. Sia i loro fornitori a monte, nelle filiere del tessile e della pelle». E non è ancora tutto. A tirare le somme sono anche Filippo Bianchi, managing director e partner di Bcg. E Guia Ricci, partner di Bcg.

Moda, bilancio e prospettive future dei manager del settore

I quali rilanciano: «Dopo una brusca battuta d’arresto nel 2020, causata della pandemia da Covid-19, che ha generato una perdita per il mercato del lusso mondiale personale ed esperienziale rispettivamente del 22% e del 50%, entrambi i mercati hanno assistito a una piena ripresa. E si stima che chiuderanno il 2021 con una crescita rispetto al 2020 compresa tra il 20% al 30% per il lusso personale e dal 60% al 70% per quello esperienziale – rimarcano –. Questa ripresa è fortemente legata all’evoluzione positiva del quadro pandemico, che presenta prospettive ancora migliori all’orizzonte. E in particolare grazie allo sviluppo del vaccino, che ha permesso ai governi di lanciare le campagne vaccinali ed allentare progressivamente, se non addirittura rimuovere del tutto, le restrizioni».

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