Francia, Zemmour in corsa per l’Eliseo divide il fronte sovranista. I gollisti pronti ad approfittarne

1 Dic 2021 12:24 - di Michele Pezza
Zemmour

A chi giova la candidatura all’Eliseo di Éric Zemmour? Interrogativo dopo più che legittimo ora che la corsa alla presidenza della Republique si arricchisce di un concorrente extra moenia, fuori cioè dagli schemi classici della politica. In Francia, per la verità, sono già saltati da tempo e proprio grazie ad Emmanuel Macron. La sua creatura – En Marche! – venne infatti fuori dalle rovine fumanti dei vecchi partiti, soprattutto socialisti e gollisti. Nella sua scia, ma sul versante opposto, l’irruzione del popolare giornalista-scrittore (i suoi libri sono tutti best-seller) berbero-algerino di origine ebraica ha finito per rimescolare ancor di più le carte della politica d’Oltralpe. Chi sarà però ad incassarne il dividendo, cioè l’Eliseo, non è ancora chiaro.

Zemmour è giornalista a Le Figaro

Il Corriere della Sera azzarda l’ipotesi che possa essere uno tra Xavier Bertrand, Valérie Pécresse e Michel Barnier, i tre pretendenti gollisti alla candidatura E questo perché Zemmour va a contendere a Marine Le Pen lo stesso identico elettorato sensibile ai temi della decadenza della Francia, dell’immigrazione fuori controllo  e della difesa dell’identità nazionale. I sondaggi lo danno in una forchetta tra il 10 e il 12 per cento, ma solo poche settimane fa gli accreditavano percentuali oggi attribuite alla Le Pen (18-20). Macron è più avanti di una decina di punti, ma il problema per lui si porrà al ballottaggio. Non tanto – è la tesi del Corriere – se a sfidarlo sarà ancora la leader del Rassemblement National o più improbabilmente il giornalista di Le Figaro, ma uno dei tre gollisti.

La trappola del doppio turno elettorale

Il motivo di tale asimmetria elettorale risiede in quell’autentico pilastro del sistema politico francese che è il doppio turno. Se la sfida si radicalizza eccessivamente a destra, l’elettorato conservatore si ritrae. È stato così che nel 2017 Macron ha battuto la Le Pen. Più facile che accada il contrario, sebbene nel 2012 con il socialista Hollande abbia prevalso sul gollista Sarkozy. Ma erano altri tempi. Il 30 per cento e oltre assegnato dai sondaggi a Zemmour e alla Le Pen impone infatti ai conservatori un aggiornamento politico-programmatico. E a comprendere che un motivo ci sarà se più di un francese su tre risulta sensibile al richiamo dei temi sovranisti. Quel potenziale elettorato segnala l’attesa per qualcosa che non c’è e che lì continua a cercare a dispetto del doppio turno. Se i gollisti cogliessero la carta Zemmour per condividerne quel che è possibile dei suoi contenuti, il Macron dormirebbe sonni meno tranquilli all’Eliseo.

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