Draghi smantella la Sala stampa di Palazzo Chigi in nome della sobrietà. Addio al Berlusconi style

6 Dic 2021 19:50 - di Redazione
Draghi Palazzo Chigi

Draghi smantella la Sala stampa di palazzo Chigi. Addio alle riproduzioni di colonne e capitelli corinzi. Via gli stucchi bianchi e gli specchi. Niente più fondale azzurro. Niente marmi pregiati e rubinetti a ‘sfioramento’ (con fotocellulla) nei bagni. La sala stampa di palazzo Chigi cambierà look. Con un ‘colpo di calce’ andrà definitivamente in soffitta il restyling firmato da Silvio Berlusconi. Iniziati questa estate, i lavori dovrebbe finire a febbraio. Si tratterebbe, assicurano, di opere rese necessarie per l’adeguamento alle vigenti normative antincendio e soprattutto a quelle in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro imposte dall’emergenza pandemica. La parola d’ordine, raccontano, sarà sobrietà. Con grande attenzione alla praticità e all’hi tech, senza spendere troppo. Dà conto di tutto l’Adnkronos in un lungo servizio.

Draghi smantella la Sala stampa di palazzo Chigi, al via i lavori

Per la comunicazione al tempo del Covid nell’era Draghi tutto sarò fatto, insomma, in stile Bankitalia con l’obiettivo di semplificare e rendere nello stesso tempo funzionale al massimo lo spazio riservato alle conferenze stampa del premier e ai giornalisti accreditati, abbattendo barriere architettoniche a favore dei portatori di handicap. Durante il Conte I e bis erano circolate più volte voci su una ‘svolta stilistica’ (tra tecnologia e ritorno alla struttura originaria degli ambienti) della location dove lavorano i ‘chigisti’, che seguono ogni giorno l’attività del presidente del Consiglio. Si parlava di realizzare una sorta di ‘casa di vetro’. Il progetto, raccontano, sarebbe stato ripreso, modificato e approvato dal governo di Super Mario, convinto della necessità di rimodernare i locali adibiti per i briefing istituzionali. A cominciare dalle toilettes, diventate fatiscenti col passare degli anni, non certo un buon biglietto da visita per le delegazioni dei vari capi di Stato e governo ospiti del premier.

Palazzo Chigi, via il fondale azzurro di epoca monatiana

Al posto del fondale azzurro di ‘epoca montiana’ ci sarà un video-wall: una sorta di schermo a tutto parete, che potrà essere utilizzato a seconda delle esigenze del momento: semplicemente per mettere in bella vista il logo della presidenza del Consiglio durante gli speech di premier e ministri o presentare slide, dati, report. L’ambiente sarà molto versatile, si pensa a un tavolo in plexiglass per poter parlare seduti oppure, all’occorrenza, all’uso di podi per dichiarazioni in piedi, specialmente per i ‘bilaterali’. Verrà rimosso il vecchio pavimento e sotto ‘scorrerà’ la nuova tecnologia. I lavori, di una certa importanza visto anche i tempi previsti per la loro realizzazione, non sono certo passati inosservati. E c’è chi, in vista della partita del Quirinale che vede Draghi in pole position, arriva persino a chiedersi se questa ‘ristrutturazione di palazzo’ sia un indizio su quanto l’ex presidente della Bce intenda restare ancora alla guida del Paese.

La ristrutturazione voluta da Berlusconi

L’ultimo cambio di look della sala stampa della presidenza del Consiglio, ricavata dalle scuderie dei principi Chigi, sembra risalire al governo De Mita. Bisognerà aspettare l’arrivo di Berlusconi per una prima ristrutturazione profonda. Al suo insediamento, 27 anni fa, il Cav restò troppo poco tempo (solo sette mesi causa il ribaltone di Umberto Bossi) per lasciare un segno. Si ‘rifece’ nel 2002, quando decise di ‘svecchiare’ lo spazio che ospitava gli incontri con i giornalisti da lui considerato troppo serioso, commissionando una restyling completo all’architetto di fiducia, Mario Catalano, artefice della scenografia del vertice Nato di Pratica di Mare.

Addio, specchi, stucchi, capitelli corinzi

E così furono portati specchi, applicati stucchi bianchi, riprodotte colonne con capitelli corinzi, introdotta un’illuminazione ad hoc per la migliore riuscita video delle riprese. Ma soprattutto, fu modificato lo sfondo che faceva fino ad allora da cornice simbolica alle dichiarazioni del governo. Alle spalle del premier il leader azzurro fece piazzare un dipinto di Andrea Pozzo, che rappresentava l’Europa, visto che proprio in quel quinquennio sarebbero caduti i sei mesi di presidenza di turno italiana della Ue.

Prodi cambiò tutto

Altra innovazione, stavolta in stile Casa Bianca, fu il ‘logo presidenziale’ usato sempre come sfondo, ovvero un grande ovale a racchiudere lo ‘stellone’ della Repubblica e le scritte ‘Consiglio dei ministri’ e ‘Palazzo Chigi’. Qualche tempo l’ovale venne spostato sul tavolo degli oratori e sul leggio per le dichiarazioni in piedi, così che nelle riprese tv e nelle fotografie potesse comparire come una sorta di marchio in sovraimpressione davanti al presidente del Consiglio o all’oratore di turno. Nel 2006, però, con l’approdo di Romano Prodi nella ‘stanza dei bottoni’ il fondale cambiò nuovamente, perchè quello ereditato dal presidente di Forza Italia era considerato troppo ”barocco”. Il Professore sostituì l’ovale con il tricolore dal drappo ondulato, firma grafica del nuovo esecutivo ulivista e alle sue spalle preferì non tenere nulla, se non un anonimo fondo azzurrino.

Il quadro del Tiepolo che non piacque a Mario Monti

Caduto il Professore, al suo ritorno a palazzo Chigi, Berlusconi pensò di rifare ancora una volta il look alla sala stampa, esaltando l’elemento visivo: da qui la scelta di un capolavoro settecentesco, ‘La Verità svelata dal Tempo’, di Giovan Battista Tiepolo. ”Le tv la inquadrano durante le conferenze stampa, le immagini vanno in tutto il mondo, ci vuole una bella opera d’ arte”, disse allora l’uomo di Arcore. E Catalano ancora una volta esaudì i suoi desiderata, portandogli il dipinto del ‘maestro della luce’ realizzato sul soffitto di una villa vicentina e poi custodito nel museo di Vicenza. Da allora e per i tre anni del Berlusconi quater, l’abbraccio tra Kronos e la Verità, rappresentata nell’allegoria di una fanciulla sdraiata sulle nubi al fianco del vecchio Tempo, è stata una presenza fissa ai briefing istituzionali.

Conte provò a dare una svolta stilistica, ma non se ne fece nulla

Il ‘Tiepolo’ non piacque a Mario Monti, che al suo avvento nel 2011 preferì optare per un più sobrio fondale azzurro. Nessun restyling degno di nota risulta alle cronache durante i successivi governi Letta , Renzi e Gentiloni. Giuseppe Conte, su suggerimento del portavoce Rocco Casalino, provò a dare una sua svolta stilistica agli ambienti destinati alla comunicazione della presidenza del Consiglio, ma poi non se ne fece nulla. Con Draghi è arrivato l’ok a lavori immaginati e non realizzati.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *