Crisanti demolisce le nuove quarantene del governo: «Impensabili e non basate sui dati»

30 Dic 2021 20:09 - di Luciana Delli Colli

Misure «non sostenute dai dati» e viziate da un «peccato originale: non pensare in anticipo». Il virologo Andrea Crisanti non nasconde il giudizio negativo sulle ultime misure adottate dal governo in materia di Covid e, in particolare, per quanto riguarda la quarantena. Secondo Crisanti, dal decreto «traspare la mancanza di opzioni» di fronte a una situazione che si sarebbe potuta per lo meno arginare anticipando e non inseguendo ancora il virus.

Il governo di nuovo impreparato e senza «opzioni»

«Mi sembrano misure non sostenute dai dati», ha detto il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, fortemente perplesso rispetto alle nuove disposizioni sulle quarantene per i contatti stretti di positivi a Covid. In particolare, Crisanti si mostra scontento del fatto che l’isolamento precauzionale non si applichi a chi è vaccinato con due dosi da meno di 4 mesi o è guarito da meno di 120 giorni e a chi ha fatto il richiamo. «Dal provvedimento traspare la mancanza di opzioni» di fronte al boom di positivi e alla crisi del sistema dei tamponi, una situazione che si sarebbe «sicuramente potuta mitigare facendo le terze dosi quando dovevano essere fatte, cioè a partire da giugno».

«Il peccato originale di non pensare in anticipo»

«Il peccato originale è di non pensare in anticipo» sul virus, ha chiarito il virologo, ribadendo che «non si può fare affidamento solo sui vaccini e rinunciare a tracciare». «La corsa alle farmacie e il boom dei tamponi sono la dimostrazione del fatto che le persone si sentono lasciate in balia di sé stesse», ha quindi avvertito Crisanti, ricordando che «ad agosto-settembre dell’anno scorso avevo proposto di creare una rete di laboratori in grado di fare oltre 500mila test molecolari al giorno a 2 euro l’uno. Ma abbiamo rinunciato a fare tutto questo, non si è fatto nulla sul tracciamento».

Le nuove quarantene e l’abbandono degli italiani

Dunque, «l’unica cosa positiva è l’obbligo di mascherina Ffp2 sui mezzi pubblici e in molti altri contesti», ma per quanto riguarda i contatti stretti di positivi «non si può pensare che le persone facciano autoisolamento, autodiagnosi e autotracciamento», limitandosi a indossare la Ffp2 e ad autosorvegliarsi, facendo un tampone solo se sintomatici già al quinto giorno dall’esposizione.

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