Applausi a Draghi, l’imbarazzo del presidente dell’Odg: «Erano auguri di Natale. Credo….»
Cortigiani, zelanti e ossequiosi. Anzi. Tifosi che si spellano le mani all’arrivo del campione, “Ma no, erano auguri di Natale collettivi”. È il commento imbarazzato del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, al lungo applauso rivolto dai cronisti in conferenza stampa all’arrivo di Mario Draghi. Un comportamento a dir poco irrituale che ha scatenato polemiche e ironie sui social. Una roba mai vista. Che descrive un’ informazione asservita al potere salvifico del premier dei miracoli.
Applausi a Draghi, l’imbarazzo dell’Ordine dei giornalisti
E infatti Bartoli è il primo a doverlo ammettere. “In generale non si applaude al presidente. Ma qui penso fosse un momento di saluto collettivo“. Qualcosa deve pur dire, visto che la narrazione dei giornalisti plauditores cresce di ora in ora. Ma la pezza, come si dice in gergo, è peggiore del buco. Perché le immagini video immortalano uno scrosciante battimano mentre l’ex governatore della Bce fa il suo ingresso, sguardo sornione, nella sala. Prima di prendere posto al tavolo della presidenza.
“Credo fosse un augurio corale di Natale”
“Essendo coinvolto e nel mezzo dell’evento”, prosegue il presidente dell’Ordine dei giornalisti, “mi sono reso conto degli applausi. Ma non ci ho fatto molto caso perché ero travolto da mille cose. Ho avuto però l’idea che l’applauso dei colleghi sia stato un applauso agli auguri, corale. Mi pare – ma potrei sbagliarmi – che fosse semplicemente la conclusione nel farsi gli auguri: questa la mia impressione”.
Rampelli: il ruolo della stampa è altro. O siamo in un regime?
La claque dei solerti giornalisti a Draghi non è passato inosservata a Fabio Rampelli. Che mette all’indice una stampa che si spella le mani per il capo del “sedicente” governo dei migliori. “A prescindere dall’autorevolezza del premier che gode già di un’amplissima maggioranza, il ruolo della stampa è ben altro che quello partigiano di esprimere un proprio sostegno. Vorremmo sapere come questa manifestazione si concili con il ruolo dei media, guardiani della democrazia”. L’immagine semmai – osserva Rampelli – è degna di una stampa di regime. “Ma lo spettacolo della conferenza di fine anno del capo del governo italiano non può somigliare a quelle cui ci ha abituati Kim Jong-un“.
Lorusso: non ci trovo nulla di eclatante
Ancora più disarmante la risposta al “fattaccio” del segretario generale dell’Fnsi Raffaele Lorusso. Che parla di un applauso di cortesia e di saluto. “È già accaduto. Non ci ho visto nulla di eclatante”, dice. Poi spiega: “Un saluto fatto all’arrivo. Non si è applaudito alle risposte alle domande…”.