Mughini: chi parla a vanvera di fascismo legga “Il Questionario” di Ernst von Salomon

2 Nov 2021 18:01 - di Redazione
von Salomon

Anziché parlare a vanvera di fascismo leggete, leggete, leggete. E’ il suggerimento di Giampiero Mughini oggi sul Foglio che tra gli altri titoli ne cita uno appena uscito per la casa editrice Settecolori, Il Questionario di Ernst von Salomon.

Mughini: leggete “Il Questionario”, da imparare a memoria…

“Ai lettori – scrive Mughini –  raccomando di non farsi sfuggire il libro partorito or ora dalle Edizioni Settecolori, ossia “Il Questionario” dello scrittore tedesco Ernst von Salomon, quel suo capolavoro del 1951 di cui non esisteva una versione italiana ( io l’avevo letto in francese) e che dovrebbero imparare a memoria quelli che concionano a vanvera di fascismo e antifascismo”.

Ernst von Salomon, la denuncia dell’imbecillità dei vincitori

Di che si tratta? Ernst von Salomon risponde da par suo ai 131 quesiti elaborati dalle autorità alleate nell’intento di stilare una «radiografia del nazismo» applicata al popolo tedesco, una sorta di screening-interrogatorio di massa nel nome della «denazificazione». Lo scrittore si serve di quel “canovaccio” per raccontare la propria vita e denunciare la miopia imbecille dei vincitori, per mostrare e dimostrare che non erano poi così migliori dei vinti, per rendere note le ingiustizie e i maltrattamenti inflitti ai tedeschi.

Nel 1951 divenne subito il libro più letto in Germania

“Quando uscì nel 1951 Der Fragebogen, Il questionario (ora pubblicato da Settecolori) – ha scritto Marino Freschi, che ha firmato l’intrdouzione al libro, sul Giornale  – divenne subito il libro più letto in Germania. Il successo era legato non alla pubblicità, ma a un immenso passaparola. I tedeschi finalmente si trovarono confrontati con un testo che parlava di loro, senza nulla tacere, nulla abbellire, nulla edulcorare.  Ernst von Salomon trasformò una squallida umiliazione in una orgogliosa e straordinaria opportunità per difendere e legittimare una intera generazione di tedeschi che si erano impegnati con un alto senso della comunità, al riscatto della Germania dopo l’iniquo trattato di pace di Versailles, che fu determinante per l’ascesa al potere di Hitler”.

L’attentato a Rathenau nel 1922

Ernst von Salomon – continua Freschi – “partecipò all’attentato a Walther Rathenau, ucciso, il 24 giugno 1922 a Berlino. Catturato, von Salomon scontò la pena in carcere duro, descritta nei Proscritti, in cui ricostruisce i suoi anni di formazione di terrorista e di patriota, rievocando anche la profonda trasformazione interiore, avviata proprio ripensando a Rathenau, leggendo le sue opere, e dialogando, con colpi convenuti al muro, con l’altro prigioniero politico, un terrorista “rosso”, un comunista, stabilendo un’intesa fondata sulla comune scelta rivoluzionaria, anticapitalista. Uscito di prigione, non se la sentì di aderire al partito nazionalsocialista, che per lui tradiva gli ideali dei Freikorps e i giovanili sogni di una nuova comunità nazionalpopolare, fondata su un progetto di socialità e di solidarietà. All’ascesa di Hitler, si ritrasse dalla lotta e dalla politica, continuando a lavorare, a scrivere per il cinema sceneggiature di successo, per altro abbastanza disimpegnate”.

Malgieri: von Salomon speculare alla narrazione di Spengler sul declino dell’Occidente

Ernst von Salomon – ha scritto Gennaro Malgieri – “è lo scrittore tedesco che meglio di ogni altri è riuscito ad esprimere nella sua opera il disagio di una generazione rappresentandolo come il “motore” di una rivoluzione purtroppo tradita. Gli avvenimenti che segnarono la Germania tra il 1918 ed il 1945, dei quali fu in parte protagonista, offrirono a von Salomon il materiale su cui avrebbe costruito un’epica letteraria della lotta, della militanza politica, della rabbia sociale e, infine, della dissoluzione della sua nazione , speculare, si potrebbe dire, alla narrazione filosofica e storica proposta da  Oswald Spengler che da quella stessa temperie di eventi trasse la convinzione  dell’ineluttabile declino dell’Occidente e dunque della relativa crisi del mondo  germanico, non disgiunto, tuttavia, dalla flebile speranza che forti iniezioni di “prussianesimo” nell’inevitabile rivoluzione nazionale avrebbero potuto rendere davvero decisivi gli anni del riscatto dopo la catastrofe seguita al vergognoso Trattato di Versailles: i fatti, come si sa, s’incaricarono di dargli ragione sul primo punto, mentre il secondo rimase sullo sfondo del visionario interprete del tramonto della civiltà europea”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *