Manovra, sul relatore ancora tensioni tra M5S e Pd. Patuanelli: «Basta prendere schiaffi»

19 Nov 2021 20:05 - di Redazione
Patuanelli

Nomine Rai e manovra di bilancio: la maggioranza fibrilla sempre più. Soprattutto il M5S che, uscito ammaccato dal risiko dei tg del servizio pubblico, opta ora per la linea dura. La svolta ieri nel corso di una riunione al Senato, presente anche il ministro Stefano Patuanelli. Prima di lui era stato il suo collega di governo Federico D’Incà a fronteggiare l’ira di una trentina di senatori sul piede di guerra per il doppio ko subito dal governo su un paio di emendamenti al decreto capienze. A votarli, centrodestra più renziani. E questo non va giù. «Noi stiamo ai patti, Italia Viva fa furberie. Ora basta», rumoreggiano i trenta, chiedendo a D’Incà di girare a Draghi il malumore del gruppo.

Burrascosa riunione dei 5Stelle al Senato

«I renziani dicano chiaramente se hanno deciso di far cadere il governo», è il refrain dei grillini. Non lo fanno per responsabilità né per amore della stabilità. Semplicemente, sono terrorizzati dal ritorno alle urne. Ormai l’hanno capito tutti, tanto è vero che li prendono a pesci in faccia, soprattutto gli alleati del Pd. L’ultima volta ieri sulla nomina del relatore della manovra.dem spingono perché sia Vasco Errani mentre i grillini ne vorrebbero tre (un 5Stelle, uno di centrodestra e uno di centrosinistra). Ma anche su questa salomonica soluzione si è abbattuto il veto piddino. Patuanelli ha perso la pazienza ed ha irresponsabilmente evocato lo spettro dell’esercizio provvisorio.

Patuanelli evoca l’esercizio provvisorio del bilancio

«Basta prendere schiaffi», avrebbe detto. Per poi aggiungere: «A questo punto anche noi possiamo essere più rigidi sulla manovra e gestirla secondo i nostri interessi». Patuanelli e il M5S temono il “rompete le righe” nella maggioranza. È una paura che ha preso corpo dopo il voto favorevole della ministra leghista Erika Stefani ai due emendamenti che hanno mandato al tappeto l’esecutivo. «Se una ministra esce dal Cdm per andare a votare contro il suo governo, vuol dire che qualcosa non va…», è la malinconica constatazione di un grillino presente alla riunione. Già, dev’essere brutto armarsi di apriscatole per poi ritrovarsi dalla parte del tonno.

 

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