Lega, nella tregua tra Salvini e Giorgetti irrompe Maroni: «Matteo non ascolti gli yes man»

5 Nov 2021 9:09 - di Michele Pezza
Salvini

La tregua c’è, ma già ci si chiede quanto durerà: se fino alla futura intemerata di Salvini contro la Ue o fino alla prossima intervista di Giorgetti. Sia come sia, i due al momento hanno riposto le armi e la Lega, almeno in apparenza, è tornata unita. Politicamente, il dato più apprezzabile del Consiglio federale di ieri è la ripresa della piena agibilità politica del leader dopo gli strattonanti degli ultimi tempi culminati nel quasi aut-aut del ministro: «O la Lega aderisce o al Ppe o resta un’incompiuta». Parole che ieri lo stesso Giorgetti ha derubricato a frasi estrapolate dal libro di Bruno Vespa.

Salvini incassa l’unanimità del Carroccio

È stato il primo segnale del disgelo in corso. Il secondo è consistito nell’aver votato, come tutti gli altri leghisti, i “pieni poteri” interni a Salvini nel costruire gli accordi in Europa in vista delle scadenze che attendono il rinnovo delle cariche nel Parlamento di Strasburgo. Per il leader il voto di ieri è una vera boccata d’ossigeno. Ma è difficile dire che abbia risolto tutti i suoi problemi, che sono soprattutto di posizionamento. Nel governo la Lega è in evidente sofferenza. Il condominio con il Pd la costringe ad ingoiare bocconi o troppo freddi o troppo caldi, com’è normale in una maggioranza nata da un’emergenza nazionale.

L’ex-ministro del Lavoro intervistato da Repubblica

Il ddl Concorrenza, ad esempio, con i tassisti già in rivolta sembra destinato a crearle non poche fibrillazioni. Il posizionamento è il punto nodale che il Consiglio federale di ieri si è ben guardato dall’affrontare, sebbene fosse proprio quello sollevato da Giorgetti. Non stupisce, perciò, che in qualche modo un po’ di brace arda ancora sotto la cenere. Prova ne sia l’intervista di Roberto Maroni a Repubblica, in cui l’ex-ministro dell’Interno dà ragione a Giorgetti. Sembra quasi che ne abbia raccolto il testimone in un’ideale staffetta anti-leader. «Salvini – sostiene, infatti – dà troppo poco ascolto a quelli che non la pensano come lui. Ascolta solo gli yes man di cui si circonda. Si rimetta ad ascoltare le sezioni, gli imprenditori, la gente. E – conclude – quelli come Giorgetti che lo criticano, ma sanno fare politica».

 

 

 

 

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