In Canada rogo di libri in nome dell’antirazzismo: al bando Asterix, Tintin e “Il Signore delle mosche”
Epurazione letteraria in Ontario. Nelle scuole scatta la censura di libri che conterrebbero “stereotipi negativi”. E la cancellazione dalle biblioteche scolastiche non basta. I libri finiscono al rogo. E tornano alla terra secondo un programma educativo che si chiama proprio Giving Back to Mother Earth. Ciò accade ormai da due anni nelle scuole dell’Ontario sudoccidentale, in Canada. Secondo un rito purificatorio che avviene in nome dell’antirazzismo.
Da allora tuttavia la ben oliata macchina della censura, come ricorda oggi Giulio Meotti sul Foglio, ha continuato a colpire. In nome dell’antirazzismo la cancel culture ha preso di mira le biografie degli esploratori francesi come Jacques Cartier e persino fumetti tra cui “Tintin” o “Asterix e Obelix”.
E finisce nel mirino anche Il Signore delle Mosche di William Golding, premio Nobel per la letteratura nel 1983. “Le scuole del Canada lo stanno mettendo al bando dai curriculum dopo le proteste degli studenti secondo cui il romanzo di Golding rappresenterebbe soltanto le “strutture di potere dell’uomo bianco”. L’Ontario sta esaminando ogni libro di ogni biblioteca per eliminare quelli “dannosi” per gli studenti. E anche Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood è stato bandito dal Toronto District School Board per gli under 17.
Il consiglio scolastico di Peel, a ovest di Toronto – scrive ancora Il Foglio – ha messo in guardia gli insegnanti da “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee. Sul Wall Street Journal, Michael Taube, già speechwriter dell’ex premier canadese Stephen Harper, scrive: “Se si parla di libri bruciati, la gente pensa alla Germania nazista, eppure la pratica è tornata in Canada”.
A capo di questa operazione di distruzione, in Ontario, c’è la signora Suzy Kies, che così si difende: “La gente va in panico quando si parla di bruciare libri, ma si tratta di milioni di libri che contengono immagini negative di persone autoctone e perpetuano stereotipi”.
Ha ragione lo storico olandese Christophe de Voogd – conclude Meotti – quando dice sul Figaro che il politicamente corretto non è altro che una forma di “suicidio”.