Il “commissario” Luca Zingaretti accusa la destra: «È legata al ventennio fascista». E spara pure sul Pd
Luca Zingaretti in un’intervista al Corriere della Sera rispolvera il tema del fascismo tanto caro alla sinistra per attaccare la destra. Il giornalista gli chiede: “La destra italiana non è mai stata così forte, Salvini e Meloni insieme fanno il 40%. Qualcuno paventa un nuovo fascismo. Esiste questo pericolo?”. «La destra italiana è legata indissolubilmente al ventennio fascista – risponde – . Il che è inaccettabile: perché era una dittatura; e perché non si può affrontare il 2021 con le logiche di un secolo prima, sarebbe come fare il giro del mondo con la topolino amaranto. Ma è un’involuzione che non riguarda solo la destra italiana. Ovunque i social soffiano sul fuoco dell’irrazionalità. Si ragiona sul sentito dire. I No Vax nascono da lì».
Luca Zingaretti: «Il Pd è diventato un partito molto turbolento»
Luca Zingaretti attacca anche il Pd. Suo fratello Nicola, di quattro anni più giovane, scelse la Fgci: Federazione giovanile comunista. «Lui aveva la pazienza necessaria a fare politica, che a me mancava. Fece tutta la trafila: segretario di sezione, di Roma, della provincia, nazionale. Poi entrò nel partito». Quattro anni fa disse al Corriere: “Speriamo che Nicola non diventi segretario del Pd”. «Avevo ragione – risponde – Il Pd è divenuto un partito molto turbolento. Non dico il centralismo democratico; ma un po’ di spirito unitario ci vorrebbe».
Il passato giovanile nel Pdup
Poi ricorda i suoi anni giovanili, quando faceva politica. «Nel Pdup: partito di unità proletaria. I capi erano Lucio Magri e Luciana Castellina. Si diffondeva il Manifesto, si distribuivano volantini, si teneva testa ai fascisti, che a Roma erano forti. Tutti gli studenti facevano politica». “Lei quindi era di estrema sinistra?”, gli chiede il Corriere. E lui risponde: «No. Noi eravamo l’ala critica del Pci, e guardavamo con sospetto agli estremisti veri: Lotta continua, Autonomia operaia. Tutta la sinistra però seppe fare argine alla tentazione del terrorismo. Oggi si tende a dimenticarlo; ma senza quell’argine la storia del nostro Paese sarebbe stata ancora più terribile». Draghi? «Non mi dispiace per niente, anzi». Lo vede al Quirinale? «Sarebbe un ottimo presidente. Ma preferirei che proseguisse lo straordinario lavoro che sta facendo».
Come diventò il “commissario Montalbano”
Luca Zingaretti ricorda poi come diventò il “commissario Montalbano”. «In una piccola libreria comprai un romanzo di Camilleri: era Il cane di terracotta . Scoprii questo personaggio strepitoso. Avrei comprato volentieri i diritti, ma non avevo né i soldi, né il nome. Per fortuna se li procurò un piccolo produttore, Carlo Degli Esposti. Dissi alla mia agente: anche se cercano un attore alto e biondo, voglio quella parte. Scelsero me». Camilleri che disse? «Che avrei fatto un bel lavoro. Anche se lui aveva in mente un altro tipo di attore, tipo Pietro Germi quando fa il commissario Ingravallo».