Etiopia, il premier (premio Nobel per la Pace) invita la popolazione a combattere i ribelli

23 Nov 2021 12:54 - di Roberto Frulli

È stato insignito del prestigioso premio Nobel per la Pace nel 2019 ma ora il premier dell’Etiopia, Abiy Ahmed, ex-tenente colonnello, annuncia che guiderà le proprie truppe dal fronte di battaglia.

“A partire da domani, mi mobiliterò sul fronte per guidare le forze di difesa“, ha annunciato Abiy Ahmed su Twitter, in un’ulteriore drammatica escalation che vede il Premio Nobel per la pace coinvolto in prima persona nella guerra ai ribelli.

Quarantacinque anni, di etnia oromo, il gruppo etnico maggioritario in Etiopia ma anche quello più bistrattato Abiy Ahmed ha combattuto, da giovane, contro il regime comunista del dittatore Mengistu. E nel 2020 ha fatto ricacciare dall’Esercito i ribelli del Tplf sulle montagne.

“Coloro che vogliono essere tra i bambini etiopi che saranno acclamati dalla storia, insorgano oggi per il loro Paese. Incontriamoci al fronte”, ha fatto appello Abiy Ahmed, mentre le forze del Tplf, il Fronte di liberazione popolare del Tigrai avanzano verso Addis Abeba e hanno annunciato di aver assunto il controllo della città di Shewa Robit, poco più di 200 chilometri a nordest della capitale.

Il Fronte Popolare per la Liberazione del Tigrai, dal canto suo, ha definito un “brutto scherzo” l’annuncio di Abiy Ahmed, di volersi unire all’esercito per guidare l’offensiva sul campo.

“L’imitazione di Abiy degli imperatori etiopi in tempo di guerra ha assunto un tono schizofrenico fin troppo palpabile”, ha dichiarato il portavoce, Getachew Reda in una serie di messaggi pubblicati sul suo account Twitter.

“Ha promesso di unire le ‘sue forze’ sul campo di battaglia nella onorevole tradizione dei suoi ‘gloriosi predecessori‘. In qualsiasi altra situazione si parlerebbe di un brutto scherzo”, ha dichiarato.

Il portavoce ha poi chiarito che, “qualunque cosa” significhi l’annuncio di Abiy, le forze del Tplf “non fermeranno la loro inesorabile avanzata per porre fine a questo blocco del nostro popolo”.

“Coordineremo i nostri sforzi con altri gruppi che la pensano allo stesso modo e manderemo questi assassini di bambini nelle carceri dove dovrebbero trovarsi”, ha affermato Getachew, su Twitter, con l’hashtag #TigrayShallPrevail (Il Tigrai avrà la meglio).

La situazione, insomma, si va facendo di ora in ora più tesa in Etiopia tanto che gli Stati Uniti hanno dislocato forze speciali a Gibuti, confinante con l’Etiopia, per prestare assistenza alla sede diplomatica ad Addis Abeba in caso di necessità.

Secondo fonti citate dalla Cnn, Washington ha inviato tre navi in ​​Medio Oriente allo scopo di fornire supporto in eventuali evacuazioni che si dovessero rendere necessarie nel Paese per quella che viene definita “pianificazione prudente“.

Il governo tuttavia – è stato precisato – non prevede un’evacuazione generalizzata, ma è aumentata la preoccupazione che anche solo un piccolo numero di cittadini statunitensi possa non essere in grado di raggiungere l’aeroporto per lasciare il Paese.

Il governo etiope ha decretato lo stato di emergenza all’inizio di novembre per l’avanzata del Tplf, che è riuscito a prendere il controllo di diverse città della regione di Amhara nel quadro di un conflitto scatenatosi più di un anno fa nel Tigrai.

Lo stesso Getachew aveva recentemente assicurato che il gruppo continuerà la sua avanzata verso la capitale a meno che il primo ministro “non accetti le condizioni“.

“L’unico ostacolo a una soluzione pacifica del conflitto è l’ossessione di Abiyi per una soluzione militare a quello che è essenzialmente un problema politico“, aveva dichiarato Getachew.

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