Cacciari sale in cattedra al Leoncavallo: è lui il nuovo guru del dissenso antagonista no Green Pass

16 Nov 2021 12:07 - di Lara Rastellino
Cacciari

Ci si potrebbe chiedere: cosa avranno mai da dirsi gli habitué del centro sociale milanese Leoncavallo con il professore universitario e filosofo veneziano Massimo Cacciari? Qual è il punto di contatto tra gli indomiti studenti votati alla guerriglia anti sociale e contro-culturale che si fomentano nel ghetto dei loro circoli rivoltosi, e l’accademico  per lo più avvezzo alle tribune televisive e ai tavoli dei convegni blasonati, che in veste di intellettuale disorganico discetta in nome del diritto? Semplice: il no. Il No green pass. Quello no Vax. E in generale il rifiuto di qualunque forma di intervento gestionale sulla pandemia insistentemente in corso. E così, succede che poche decine di ragazzi, quasi tutti studenti, si ritrovino all’interno del centro sociale Leoncavallo per una lezione sulla “Crisi della democrazia” con relatore Massimo Cacciari. Salito in cattedra nel luogo simbolo del dissenso violento, furiosamente ideologizzato.

I giovani No Green Pass incontrano Cacciari al Leoncavallo

Un appuntamento, organizzato dagli studenti No Green pass Milano, che sarebbe dovuto essere pubblico. E che invece, spiega Open in un servizio sull’incontro, «si è tenuto a porte chiuse. I giornalisti tutti fuori. Nessuno poteva metter piede all’interno della struttura, tranne Byoblu, canale televisivo particolarmente seguito dagli ambienti No Vax. E da chi si dice contrario alla certificazione verde anti-Covid». Un appuntamento indetto e svolto in nome del no: la parola d’ordine del dissenso diventata, pericolosamente, il grido di battaglia (e la scusa per la guerriglia urbana violenta) contro quello che gli slogan antagonisti e la propaganda degli anti-carta verde e vaccinazioni, additano come il dominante pensiero unico sul tema infinito della pandemia.

Cacciari ascolta e rilancia il piagnisteo sull’emarginazione degli anti carta verde e No vax

E allora, riferisce Open, qualcuno urla al complotto e centra nel mirino di accese recriminazioni il Green Pass, strumento di controllo sociale, di tasse, per sapere dove vado a consumare»: anche se questi riferimenti non esistono nella certificazione verde. Qualcun altro, invece, bolla il documento come «un codice di appartenenza all’obbedienza di Draghi». Altri, infine, più genericamente, attaccano col piagnisteo dell’emarginazione dovuta alla scelta di non vaccinarsi. Una sorta di auto-commiserazione da terapia di gruppo con il professor Cacciari ad ascoltare i dissidenti di ultima generazione.

Cacciari al Leoncavallo in veste di simbolo del dissenso e della lotta al pensiero unico sanitario

Lui, accademico e studioso, che da qualche tempo tempo a questa parte, smessi gli abiti dell’accademico compassato e riflessivo, si presenta in tv in veste di simbolo di chi lotta contro il pensiero unico sanitario e le restrizioni del governo varate per arginare l’emergenza pandemica. Una lezione, quella di ieri al Leoncavallo, durata in tutto due ore. E in cui, a parte la giusta rivendicazione della necessità di «integrare la strategia vaccinale con una strategia di cura medica», Cacciari ha ribadito quello che da mesi ormai va sostenendo nei salotti tv, tra liti e proclami mediatici. Nulla di nuovo insomma: a parte l’inedito (e “insolito”) luogo scelto per la convention. Concludendo, con un ecumenico appello alla non violenza: un argomento, cioè, non proprio all’ordine del giorno nei centri sociali

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