A processo l’ex-ambasciatore che vendeva ai cinesi le “dritte” sulle aziende italiane in difficoltà
Finisce a processo, insieme ai suoi complici, l’ex-ambasciatore italiano presso il Principato di Monaco, Antonio Morabito, rinviato a giudizio a Roma con l’accusa di corruzione per aver preso soldi da investitori cinesi ai quali soffiava informazioni sulle aziende italiane da acquistare perché in difficoltà economiche.
Il gup del Tribunale della Capitale ha fissato il processo per lui e altri quattro imputati, procacciatori di affari, al prossimo 12 aprile davanti alla seconda sezione penale.
I fatti risalgono al 2016 quando, secondo l’accusa, l’ambasciatore italiano, in servizio nel 2015 presso la Direzione generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina, avrebbe ricevuto denaro da investitori cinesi in cambio di notizie su aziende italiane in vendita o in difficoltà favorendo il cosiddetto ‘shopping aziendale cinese’ che sta depauperando gli asset produttivi dell’Italia a tutto vantaggio del Paese del Dragone.
In cambio il diplomatico otteneva denaro, viaggi, o l’affitto dell’appartamento del figlio in Inghilterra.
Nel procedimento era coinvolto anche un avvocato cinese, condannato oggi con rito abbreviato ad un anno di reclusione.
Nel capo di imputazione presente nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati romani scrivono che l’ex-ambasciatore Morabito “essendo a conoscenza di notizie apprese anche sfruttando le relazioni derivanti dalla sua qualità e dalle sue funzioni ed avendo acquisito conoscenze con investitori cinesi interessati ad acquistare tecnologia italiana nel settore delle telecomunicazioni per conto” di una nota azienda di telecomunicazioni “forniva notizie in via preferenziale al suo commercialista e all’avvocato cinese, che in ragioni di tale conoscenze privilegiate avevano la possibilità di proporsi quali intermediari dell’accordo e si attivavano per mettere in contatto le parti interessate”.