Vertice Salvini-Draghi: pace è fatta. Ma Conte e Letta fanno gli sfascisti e scatenano la rissa

7 Ott 2021 19:55 - di Sveva Ferri
salvini draghi

Pace fatta tra Matteo Salvini e Mario Draghi, al termine del vertice che si è tenuto oggi e che arriva dopo lo strappo della Lega sul fisco nel Consiglio dei ministri di martedì. Sia il leader della Lega, con un tweet, sia il premier, con una nota ufficiale di Palazzo Chigi, hanno parlato di un incontro «cordiale» e «utile», centrato sui temi fiscali e delle riaperture. Tanto idillio, però, non è bastato a calmare le acque nel governo, dove Enrico Letta e Giuseppe Conte hanno dismesso il costume di leader “seri e responsabili” e hanno mostrato il volto degli sfascisti, il primo parlando di «giochini», il secondo dicendo che è difficile fidarsi di Salvini.

Salvini e Draghi fanno pace: «Ci vedremo ogni settimana»

«Un’ora di confronto con il Presidente Draghi. Incontro molto utile: proposte e soluzioni condivise e impegno a confrontarci sul futuro dell’Italia ogni settimana. I giornali scrivano ciò che vogliono: un rapporto leale, franco e diretto risolve ogni problema e trova soluzioni», ha scritto su Twitter Salvini, mentre in un messaggio più “istituzionale” è stata la Lega a far sapere che «hanno toccato anche il tema delle riaperture, per allentare il più possibile limiti e restrizioni in caso di dati sanitari confortanti». «C’è stata piena condivisione degli obiettivi economici, con un impegno comune affinché non ci siano aumenti di tasse. In un clima cordiale e costruttivo – ha fatto poi sapere via Bellerio – per il futuro hanno convenuto di vedersi almeno una volta alla settimana per fare il punto della situazione».

La nota di Palazzo Chigi: «Clima cordiale e costruttivo»

«Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato a Palazzo Chigi il segretario della Lega, Matteo Salvini. Al centro del colloquio, che si è svolto in un clima cordiale e costruttivo, il tema della crescita economica. È stato confermato l’impegno del governo a evitare ogni aumento della pressione fiscale», ha fatto sapere Palazzo Chigi con una nota, nella quale è stato confermato anche l’impegno a «proseguire nel percorso delle riaperture, tenendo conto del miglioramento della situazione epidemiologica».

L’accordo trovato sulle riaperture

Dunque, per oggi ostilità archiviate tra Draghi e Salvini, che ha incassato anche maggiore elasticità nelle aperture. Secondo quanto emerso sulla bozza del decreto, infatti, per le discoteche si prevede una apertura fino al 50% al chiuso e al 75% all’aperto, dunque superiore alle prime indiscrezioni che parlavano di 50% e 35%. Per gli eventi poi la capienza consentita sarà fino al 75% all’aperto e al 60% al chiuso, mentre per gli spazi culturali, compresi cinema e teatri, si arriverà al 100% in zona bianca e al 50% in zona gialla. Le misure entreranno in vigore dall’11 ottobre. Prima del vertice tra Salvini e Draghi, alla domanda se la Lega avrebbe votato in Cdm, Giancarlo Giorgetti aveva risposto: «Non lo so, ora vediamo…». Dopo il vertice, poi, Salvini si è intrattenuto nel cortile di Palazzo Chigi con i suoi ministri e loro, poco dopo, in Cdm hanno votato a favore del decreto.

Conte e Letta prendono male la pace tra Draghi e Salvini

Insomma, il governo avrebbe dovuto annoverare la giornata come positiva. Ma ricordare come tutte le anime che lo compongono siano poco avvezze alle cordialità, specie se reciproche, ci hanno pensato Letta e Conte. «È il solito film, Salvini racconta una storia al Paese, poi va a palazzo Chigi e tutto torna come prima. Non sembra una novità. Ormai ha anche stancato commentare questo giochino. Problemi per il governo? No, il problema è per la Lega», è stato il commento di Letta alla pax siglata tra il Capitano e il premier. «Non so cosa voglia dire per Salvini “tutto chiarito”, è difficile fidarsi di lui», è stato poi il commento di Conte. «Siamo abituati ai ripensamenti di Salvini, adesso – ha aggiunto – vedremo quanto durerà questo atteggiamento». Insomma, anche oggi c’è stata la conferma che questo governo si aggiusta da una parte e si disfa dall’altra. Con Conte e Letta, che amano ammantarsi di serietà, totalmente a proprio agio nel ruolo di sfascisti.

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