Quando il premio Nobel Parisi contestava il diritto di papa Ratzinger di parlare alla Sapienza

5 Ott 2021 19:18 - di Redazione
Parisi

Tutti felici per il premio Nobel conferito al fisico italiano Giorgio Parisi. La giuria di Stoccolma ha premiato Parisi per i suoi studi sul «caos e i sistemi complessi» mentre l’altra metà del premio è andata ai climatologi Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann «per la modellazione fisica del clima della terra, che ne qualifica la variabilità e prevede in modo affidabile il riscaldamento globale».

Quando Parisi contestava Ratzinger

Impossibile non essere orgogliosi di questo risultato che premia la ricerca scientifica italiana. Tuttavia, a voler ricostruire fedelmente il cursus honorum del fisico Parisi insignito del Nobel dall’Accademia di Svezia, c’è un episodio che vale la pena di mettere a fuoco.

La lettera dei docenti della Sapienza in nome della laicità

Siamo nel 2008 e papa Ratzinger ha in programma l’inaugurazione dell’Anno accademico all’Università la Sapienza di Roma con una prolusione sulla moratoria alla pena di morte. 67 docenti fanno un appello al Rettore: non lo vogliamo, non può parlare nel “tempio della laicità” uno che dice che hanno fatto bene a processare Galilei… Ebbene tra quei docenti c’era anche Giorgio Parisi, uno degli accademici che più difese le ragioni per le quali papa Ratzinger non doveva mettere piede alla Sapienza per inaugurare l’anno accademico.  “Cattivi maestri che strumentalizzano gli studenti”, disse all’epoca il Rettore Renato Guarini. E infatti gli studenti si mobilitarono subito contro il Papa “oscurantista”.

Ratzinger messo sotto accusa per una frase su Galilei

E proprio Giorgio Parisi, intervistato dall’Unità, ribadiva che Ratzinger era “ospite sgradito” perché con le sue prese di posizione contro evoluzionismo e scienza aveva rotto il patto tra fede e scienza. A ciascuno il suo, predicava Parisi, dicendo di temere che a Ratzinger potesse sfuggire qualche parola contro l’aborto. In realtà in quell’occasione si volle strumentalizzare un discorso di Benedetto XVI in cui si citava il filosofo Feyerabend a proposito dell’evoluzione del pensiero scientifico a partire proprio da Galilei.

Il dibattito fu acceso e lo scontro tra i docenti e la Chiesa fu al centro dell’attenzione per settimane. Com’è noto il Vaticano decise di soprassedere e Benedetto XVI rinunciò all’incontro diffondendo comunque il testo del suo intervento che così si concludeva: “Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio”.

 

 

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