Pensioni, “faccia a faccia” tra Draghi e Salvini. La Lega: «Occorre impedire il ritorno alla “Fornero”»

25 Ott 2021 20:46 - di Redazione
Salvini

Un faccia a faccia di circa un’ora. Tanto è durato l’incontro tra Mario Draghi e Matteo Salvini a Palazzo Chigi. Il leader della Lega lo aveva chiesto per un chiarimento circa la linea del governo sulle pensioni. L’ipotesi sfornata dai ministeri competenti con l’avallo dello stesso premier prevede un innalzamento di Quota 100 a Quota 102 nel 2022 e a Quota 104 nel 2024. Ma è un’ipotesi che va di traverso ai sindacati (domani saliranno loro a Palazzo Chigi), che la definiscono «una presa in giro», e che non piace neppure a Salvini, che ha fatto dell’avversione alla riforma-Fornero un punto irrinunciabile del proprio programma. Ma torniamo all’incontro, il cui esito non può che definirsi interlocutorio. Lo stesso Salvini è entrato e uscito da Palazzo Chigi senza rilasciare dichiarazioni.

Domani i sindacati a Palazzo Chigi

In compenso parla una nota del Carroccio. «La Lega – vi si legge – è al lavoro sul “salva pensioni”, per evitare il ritorno alla Fornero. Seguiranno aggiornamenti». Era scontato, dal momento che per comporre definitivamente il puzzle sulle pensioni sarà necessario un supplemento di tempo e nuovi confronti. Sul tavolo i nodi da sciogliere restano molti e le resistenze che il Mef sta incontrando per superare Quota 100 non vengono meno. Anche per questi motivi torna d’attualità la proposta del presidente dell’Inps Paquale Tridico circa la realizzazione di una sorta di Ape contributiva. Significa permettere a chi lo decide di lasciare il lavoro con un minimo di 63-64 anni versando loro solo la quota contributiva della pensione e rinviando al raggiungimento dei 67 anni l’integrazione con la quota retributiva dell’assegno.

Possibile saldatura tra Cgil e Salvini

Una proposta che non suscita entusiami tra i sindacati, che domani a Draghi a rilanceranno l’idea di permettere l’uscita a chi ha raggiunto 41 anni di contributi al netto dell’età oltre a garanzie per gli assegni di giovani e donne. Su questo punto Cgil, Cisl e Uil potrebbero saldarsi con Salvini, sebbene non manchino le voci circa una disponibilità del capo leghista a una mediazione sulle nuove quote. Comunque sia, il rischio è che si facciano i classici conte senza l’oste, in questo caso l’Ue. Bruxelles, infatti, ha più volte richiamato a concentrare gli sforzi sulle politiche attive per il lavoro piuttosto che a finanziare la previdenza.

 

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