Ma quale lobby nera! Parla Fini: «Alle elezioni del ’96 l’estrema destra fece vincere Prodi»
A chi avesse ancora voglia di fantasticare su lobby nere o su presunte “internazionali” di identica cromatura consigliamo la lettura della Stampa oggi in edicola. A pagina 5 vi campeggia un retroscena di Fabio Martini dedicato a Gianfranco Fini. È interessante non solo perché apre una piccola ma significativa breccia nell’impenetrabile riserbo che da almeno un lustro circonda l’ex-fondatore di An, ma soprattutto perché fa riaffiorare una verità capace di far giustizia delle strumentali polemiche circa i legami tra Fratelli d’Italia ed estremismo di destra. Per afferrarla dobbiamo fare un capitombolo all’indietro di un quarto di secolo (niente rispetto a chi pretende di rianimare il fascismo a 75 anni dalla sua scomparsa) e tornare alle elezioni del 1996.
Così Gianfranco Fini in un retroscena della Stampa
Ricordate? Da una parte il Polo delle Libertà, dall’altro l’Ulivo prodiano, alleato con il centro del premier uscente Lamberto Dini e rassicurato dalla desistenza di Rifondazione Comunista, quindi la Lega in solitaria e a destra – udite udite! – il Ms-Fiamma Tricolore. Strano a credersi, ma fu proprio tale formazione ad assegnare la vittoria alla sinistra, risultando decisivo nel sottrarre alla coalizione berlusconiana ben 49 collegi uninominali. Lo ammise lo stesso Pino Rauti, che l’anno prima aveva abbandonato il congresso di Fiuggi per fondare il Ms-Fiamma Tricolore: «Se Prodi ha vinto – sottolineò -, lo deve a noi». È una verità che il retroscena della Stampa fa filtrare dai ricordi di Fini. E che dovrebbe bastare a chi va cianciando di “legami indissolubili” tra la destra e i suoi pretesi “cugini”.
Fascismo a comando per sconfiggere Michetti
Le elezioni politiche nel 1996 dimostrano l’esatto contrario e cioè che l’estremismo è funzionale solo alla sinistra. Elettoralmente 25 anni fa, politicamente oggi scatenando polemiche a una settimana dal voto di Roma (e di Torino), la cui vittima designata è il centrodestra a sostegno del candidato Enrico Michetti. L’esperienza insegna, come ricorderà anche lo stesso Fini, che bisognerà pazientare ancora qualche giorno, precisamente fino ale 15 di lunedì prossimo. Dopodiché, ad urne finalmente chiuse, l’«allarme fascismo» di queste ore finirà come per incanto. Specie se al centrosinistra dovesse riuscire di riconquistare il Campidoglio, con annessa torta dei fondi del Pnrr e possibilità di realizzare l’Expo 2030. A quel punto missione compiuta, almeno fino alla prossima riapparizione dei soliti “fascisti” sui colli fatali di Roma.