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San Donato Milanese

Lo costringono a spogliarsi e lo umiliano per ore: un 21enne la vittima delle violenze nel Milanese

Cronaca - di Mia Fenice - 9 Ottobre 2021 - AGGIORNATO 9 Ottobre 2021 alle 12:21

Una notte da incubo. Un giovane di 21 anni è stato rapito, maltrattato e umiliato: è stato picchiato e poi fatto spogliare. Quale era stata la sua  “colpa”? Il ragazzo, come ricostruisce il Giornale,  aveva avuto una discussione con una ragazza davanti a un bar. La ragazza era la sorella di uno dei balordi. Questa brutta vicenda è accaduta nella notte tra il 29 e il 30 maggio del 2020 a San Donato Milanese e ieri i responsabili dell’accaduto sono stati arrestati. I carabinieri, grazie anche ai riscontri del Ris di Parma, sono riusciti a dimostrare il coinvolgimento di un 35enne e di un 29enne che ora sono in carcere a San Vittore. Dovranno rispondere di sequestro di persona, rapina aggravata, detenzione di arma da sparo e lesioni personali.

San Donato Milanese, la ricostruzione della vicenda

Che cos’era accaduto? Quella notte, ricostruisce il quotidiano, il 21enne dopo la discussione con la ragazza si era avviato a piedi verso casa. A un certo punto il fratello della giovane e un complice lo avevano fermato. Dopo aver sparato tre colpi di pistola in aria lo avevano costretto a salire sulla loro auto. All’interno del mezzo lo avevano colpito più volte alla testa con il calcio della pistola causandogli un trauma cranico. Ma non era bastato. E dopo aver colpito con pugni e calci anche un amico del ragazzo e intimorito gli altri, lo avevano portato in una zona isolata in campagna.

Il giovane fu costretto a spogliarsi

Lì sotto minaccia lo avevano costretto a spogliarsi e a consegnare a loro i suoi vestiti e il telefono. Per il giovane sono stati momenti di terrore. All’epoca i militari dell’Arma, oltre ai tre bossoli utilizzati per intimorire i ragazzi, avevano trovato anche particelle di bario e antimonio sugli abiti indossati dai due al momento del sequestro e tracce di sangue della vittima.  I primi accertamenti avevano permesso sin da subito di identificare i due indagati che erano stati, all’epoca, immediatamente denunciati alla Procura di Milano. Gli arrestati ora sono in carcere.

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