Con la manovra scatta anche l’aumento degli stipendi dei sindaci. Gli aumenti scatteranno a partire dal 2022, con le indennità che saliranno in modo graduale. Fino a raggiungere, nel 2024, un importo parametrato a quanto percepiscono i presidenti delle Regioni. 13.800 euro lordi al mese. Ciascuno stipendio sarà commisurato al numero di abitanti e all’importanza (capoluogo di regione e/o di provincia).

Raddoppia lo stipendio dei sindaci delle città metropolitane

In altre parole lo scatto in avanti sarà pieno (aumento del 100%) per i sindaci delle città metropolitane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria).

Boccia: un aumento fortemente voluto dal Pd

Un aumento che il Pd rivendica, attraverso Francesco Boccia, responsabile Regioni ed Enti locali nella Segreteria nazionale. “L’inserimento in manovra dell’adeguamento dell’indennità dei sindaci – dice Boccia – è un risultato politico molto importante, voluto fortemente dal Partito democratico, per il quale si è molto battuto”. Impossibile non pensare alle recenti amministrative, che hanno premiato proprio esponenti del Pd. E dopo qualche giorno è arrivato subito il “premio” in manovra.

Augello: un favore ai sindaci del Pd a cominciare da Gualtieri

“Neanche il tempo di insediarsi e subito i sindaci neoeletti del Pd delle grandi aree metropolitane, Gualtieri in testa, si sono fatti raddoppiare lo stipendio – commenta Andrea Augello di FdI – Intendiamoci: era ridicolo che il Sindaco di Roma guadagnasse addirittura meno di un consigliere regionale, ma questa corsa al raddoppio dello stipendio poteva essere fatta in maniera più contenuta e soprattutto più elegante, magari dopo un anno di lavoro nell’amministrazione delle città che giustificasse meglio il provvedimento”.

“Così – conclude Augello – sembra proprio un’iniziativa presa dopo aver incassato il voto degli elettori e verificato che i beneficiari siano nell’album di famiglia. Rimane il dubbio che, in caso di risultati diversi, il compenso dei sindaci sarebbe rimasto invariato e, soprattutto, che mai Gualtieri si sarebbe candidato senza la garanzia di un raddoppio dei suoi emolumenti. Tanto basterà ai Di Battista di turno per suonare la grancassa dell’immoralità della classe politica. Magari, dopo elezioni con un così elevato grado di astensione, sarebbe stato molto più saggio procedere con una tempistica diversa e maggiore gradualità”.