«Forza Nuova? Si scioglie per decreto». Parola di Azzariti, nipote del presidente del Tribunale della razza

12 Ott 2021 14:29 - di Michele Pezza
Azzariti

Il governo può sciogliere Forza Nuova addirittura «per decreto». A sostenerlo, dalle colonne di Repubblica, il professor Gaetano Azzariti, salutato dal quotidiano di Largo Fochetti come «principe dei costituzionalisti italiani». Una competenza che gli discende evidentemente per li rami, visto che suo nonno (ne porta nome e cognome) fu presidente della Corte Costituzionale dal 1957 al 1961. Buon per lui che in quegli anni non imperversassero tante tendenze del mondo d’oggi. A cominciare da quella che pretende di giudicare e condannare ora per allora. Fosse stata già in voga in quegli anni, non c’è dubbio che al nonno di Azzariti non avrebbero permesso neppure di varcarlo il portone della Consulta. In compenso, gli avrebbero rinfacciato di aver presieduto il fascistissimo Tribunale per la difesa della razza.

Gaetano Azzariti intervistato da Repubblica

Stupisce perciò non poco che una bibbia del politically correct come Repubblica non abbia chiesto al nipote «principe dei costituzionalisti italiani» di prendere le distanze dal nonno. Va di moda anche questo oggi. Diversamente, molti antifascisti in servizio permanente ed effettivo non pretenderebbero da Rachele Mussolini di festeggiare la «macelleria messicana» di Piazzale Loreto. Il rispetto della verità ci impone tuttavia di ricordare che neanche Azzariti nonno scampò al tritacarne dell’ora per allora. Ma era già morto. Provvide perciò l’omonimo nipote a salvare l’onore della famiglia con una lunga lettera al Corriere della Sera, ripresa per intero dal sito dell’Osservatorio antisemitismo. Correva l’anno 2015 ed era stato Gian Antonio Stella a definire come «insopportabile» che l’ex-presidente del Tribunale della razza fosse diventato in epoca repubblicana presidente della Consulta.

Nel 2005 la polemica con Gian Antonio Stella

Ma, obiettò l’Azzariti nipote, la questione è «più problematica di quanto non sia stata raffigurata». Che cosa intendesse dire diventa chiaro nel rigo successivo. Ed è clamoroso: il fascistissimo Tribunale «non aveva il compito di condannare, quanto piuttosto di “salvare” dalle conseguenze delle leggi razziali talune persone considerate anagraficamente ebree, “arianizzandole». Nella convinta difesa dell’illustre avo, Azzariti nipote lamenta pure i giudizi sommari che fanno di ogni erba un fascio senza distinguere contesto, ruoli e responsabilità. «È strano – scrisse – che la cultura oggi dominante, “liberale” ancora una volta, tenda a non mettersi in gioco, ma semmai a trovare capri espiatori». Com’è vero. E com’è ancora più strano che chi rigetta (giustamente) la logica del capro espiatorio, abbia appena deciso di ammazzarne uno, addirittura «per decreto».

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