Da Floris è vietato dire che il comunismo è stato un orrendo regime. “Si parla solo di fascismo” (video)

6 Ott 2021 8:23 - di Luca Maurelli
Da Floris si parla solo di fascismo

Mai dire comunismo, da Giovanni Floris, padrone di casa a “Di Martedì” nella puntata che ieri sera era dedicata alla celebrazione del presunto, molto presunto, trionfatore delle elezioni amministrative, Enrico Letta, con due ballottaggi ancora aperti nelle grandi città e il principale alleato, il M5S, disintegrato nelle urne.

A “Di Martedì” la celebrazione di San Letta

Ma Letta, ieri, aveva una claque d’eccezione: due giornaliste dal cuore rosso, Tiziana Panella e Lilli Gruber, una esponente di Potere al Popolo, per non parlare di Marco Damilano e dello stesso conduttore, tutti grandi professionisti pronti a processare il centrodestra per gli scandali, veri o presunti, su Morisi e Fidanza, neanche uno a far notare al segretario del Pd un piccolo dettaglio: la sua candidatura a Siena con il simbolo del Pd occultato per non perdere voti dopo lo scandalo, l’ennesimo, del Monte Paschi Siena. No, per gli opinionisti, anche l’astensionismo è frutto della destra becera e rozza. Per non parlare di quell’ossessione del fascismo, con la serata tutta dedicata alle abiure che Fratelli d’Italia, in crescita alle amministrative, dovrebbe fare. L’unico che ha provato a spezzare il filone dell’apologia lettiana sono stati Alessandro Sallusti prima, Fabio Rampelli e Pietro Senaldi, ma solo in seconda serata, a Letta cotto.

Da Floris si può parlare solo di fascismo, non di comunismo

“Buona sera presidente, mi chiedo perché le sto facendo i complimenti visto che a solo atto che il giorno dopo ognuno può sostenere di aver vinto, come fa Salvini che ha detto di essersi risvegliato con63 sindaci, io le faccio i complimenti però tutto sommato avete vinto a Bologna dove avete governate da sempre, a Napoli dove l’ultimo sindaco non di sinistra credo che fosse Achille Lauro negli anni Sessanta, a Roma dopo l’esperienza disastrosa della Raggi avete lasciato il 20% a un vostro concorrente, a Torino che è una vostra roccaforte andate al ballottaggio col centrodestra….”. “Bè, abbiamo vinto al primo turno in due grandi città e possiamo vincerne altre due….”, è stata la risposta. Poi la solita tiritera sul fascismo della destra, fino a quando Sallusti ha chiesto: “Ma come mai a sinistra a nessuno viene chiesto di fare pubblica ammenda e di prendere le distanze dagli orrori del comunismo?”. Sorriso imbarazzato di Letta: “E che c’entra… In Costituzione c’è scritto che è vietata l’apologia del fascismo, non del comunismo, anche se ammetto che quei regimi, in Urss, in Ungheria, fecero cose deprecabili…”. E certo, che c’entra il comunismo con a dittatura e i regimi autoritari di cui l’Italia dovrebbe avere paura? E’ un problema di storia da cui prendere le distanze o di reati?
Floris in studio, sembra soddisfatto della risposta di Letta e ridacchia: “Eh sì, che c’entra il comunismo?”, ribadirà da lì a poco. Nulla, a parte qualche milione di morti.

Lo scontro tra Rampelli e Marzano e il tifo della claque

Paradossale anche il confronto tra il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e la filosofa, già parlamentare della sinistra, Michela Marzano. Lei, ossessionata al punto da contestare a Rampelli di non guardarla in viso, siparietto tutto da ridere perché lui la stava guardando nel monitor dietro di lei, inizia la filippica sulla Meloni e il fascismo che non rinnega,e bla bla: l’esponente di FdI le ricorda il lungo percorso di superamento del fascismo della destra italiana da Fiuggi e An in poi, esprime a chiare lettere la sua condanna per tutti i totalitarismi, fascismo compreso, ma quando fa riferimento anche al comunismo nello studio s’ode un brusìo di fastidio, sorrisini, sguardi beffardi, “ecco qua, ancora il comunismo…”, dice Floris, sotto lo sguardo divertito del direttore dell’Espresso Damilano. Ci si scambia occhiatine divertite e quasi si va di gomito. “Ma come, guardi che non c’è scritto in Costituzione…”, gongola il conduttore. Quindi in Costituzione non c’è scritto che la pedofilia è un reato e non se ne può parlare, tantomeno prendere le distanze, questa la logica. Da Floris si parla solo di fascismo, e i Morisi, e di Fidanza, non del figlio di Grillo, di Mps, delle inchieste sull’entourage di Conte. Lo hanno deciso Floris e Letta, i conduttori.

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