Centrodestra, Berlusconi arriva a Roma. E per i “gufi” è subito resa dei conti con gli alleati

20 Ott 2021 9:27 - di Viola Longo
berlusconi

Silvio Berlusconi, nel tardo pomeriggio di ieri, è tornato a Roma dopo una lunga assenza, dando il via a una serie di retroscena su quello che sarà il contenuto del vertice previsto con Giorgia Meloni e Matteo Salvini sul futuro del centrodestra, anche alla luce del risultato del voto. Il vertice,  secondo quanto emerso, dovrebbe tenersi già in giornata.

Berlusconi a Roma per incontrare Meloni e Salvini

A chiedere un incontro per fare il punto è stata lunedì la leader di FdI. «Stiamo organizzando per vederci», ha spiegato ieri Meloni rispondendo a una domanda dei giornalisti e chiarendo di non aver chiesto agli alleati di uscire dalla maggioranza. Dunque, quel tema non è all’ordine del giorno. Sul tavolo resta, invece, la questione di come affrontare il pezzo di strada che manca da qui all’elezione del Capo dello Stato e poi alle politiche, con la prospettiva di portare il centrodestra al governo. Ed è su questo che si sono esercitati i retroscenisti. Ciascuno dando una propria interpretazione.

I retroscena che “tifano” per lo scontro

Per Francesco Olivo della Stampa, Berlusconi sarebbe intenzionato a chiedere «spiegazioni» rispetto agli «errori» della campagna elettorale, con una specifica attenzione sulla competizione interna tra Salvini e Meloni. Il Fatto Quotidiano, in un articolo firmato da Giacomo Salvini, si spinge oltre sostenendo che «B. torna a Roma per “cazziare” Salvini e Meloni», anticipando perfino i contenuti della «ramanzina che l’ex premier farà ai due alleati», ovvero che «vinciamo al centro e con figure moderate, i nostri candidati erano tutti sbagliati». Di «vertice tra le tensioni» parla anche Paola Di Caro sul Corriere della Sera, dove in un altro articolo firmato da Francesco Verderami l’attenzione si concentra di nuovo sul «derby interno», che provocherebbe un «dilemma sulla ricerca di un federatore».

Quelli che… Berlusconi vuole andare oltre

Lo scenario descritto da Verderami parla di un centrodestra che, «non disponendo di un altro Berlusconi», sarebbe alla ricerca di un possibile candidato per Palazzo Chigi. Questo però implicherebbe un superamento della logica che ha sempre mosso la coalizione: la premiership va “di diritto” a chi prende più voti. Principio mai messo in discussione dai leader e che lo stesso Corsera riconosce come difficile da accantonare, soffermandosi poi sull’ipotesi di un rafforzamento del «centro del centrodestra», che però, in fin dei conti, esula dal discorso sulla premiership. A fronte del Corriere che parla di federatore, quindi di federazione, Il Messaggero torna a parlare di «partito unico», come soluzione indicata dal Cav  per avere «la forza per dare le carte per il Colle».

Ma le azioni dei leader dicono altro

Insomma, tutto e il contrario di tutto, in alcuni casi replicando per l’ennesima volta quella narrazione di una coalizione terremotata da una competizione interna lacerante tra Salvini e Meloni, più volte smentita dai diretti interessati. Un tema sul quale si focalizza anche Il Giornale, ma in una chiave opposta a quella del mainstream e decisamente più in linea con ciò che i leader vanno dichiarando da sempre: il centrodestra è unito sulla base di valori e visioni ed è in questo perimetro che va ritrovato «lo slancio» di cui si parla nel titolo dell’articolo firmato da Pier Francesco Borgia. Vi si racconta che tutti e tre i leader hanno condiviso la necessità del vertice e quella di sgomberare il campo dalle voci sulla tenuta della coalizione, che nessuno mette in discussione, a partire dallo stesso Cav, il quale si dice non interessato ad «avventure» centriste con Azione o Italia Viva.

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