Elezioni russe, oltre a Putin vincono anche i comunisti. Il loro partito è il secondo della Duma
Non è tanto la conquista dei due terzi dei seggi della Duma da parte di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin la vera notizia delle elezioni russe. Il quasi scoop che ci consegna infatti il rinnovo della Camera bassa del parlamento della sterminata repubblica è infatti il ritorno dei comunisti. A oltre due terzi di schede scrutinate, il partito comunista della Federazione Russa totalizza un più che lusinghiero 20,30 per cento di voti che ne fa il secondo gruppo in seno alla Duma. La performance dei comunisti ha finito per lasciare davvero poco spazio (circa l’8 per cento dei voti) ai Liberaldemocratici di Vladimir Zhirinovski e a Russia Giusta.
Comunisti al 20,30%
Quasi certo anche l’ingresso di un quinto partito, Gente Nuova, guidato dall’imprenditore della cosmesi Aleksej Nechajev. Nonostante i forti sospetti che lo dipingono come uno strumento escogitato da Putin per incanalare il voto di protesta dopo l’esclusione del leader dell’opposizione extraparlamentare Aleksey Navalny, Gente nuova ha intercettato una parte dell’elettorato stanca dei soliti partiti. Riuscendo ad ottenere in alcune aree – dalla lontana Yakuzia a San Pietroburgo – risultati degni di tutta nota. Il tempo si incaricherà poi di svelare la natura del loro rapporto con “zar” Vladimir.
Non ha successo l’appello anti-Cremlino di Navalny
Comunisti, dunque, in grande spolvero. Un successo cui probabilmente non è strano l’appello dello stesso Navalny a «votare comunque contro Putin». Ma il leader del Cremlino avrebbe comunque incassato al vittoria che desiderava e che gli consente ancora di apportare modifiche alla Costituzione. Più difficile sarà per lui dissipare l’ombra di brogli ed irregolarità sul voto. Centinaia di segnalazioni in tal senso, infatti, già si contano in tutto il Paese. In particolare a San Pietroburgo, seconda città russa, sono stati posti in arresto diversi membri di commissioni elettorali locali. Sta inoltre suscitando polemiche il ritardo nella pubblicazione dei risultati del voto elettronico a Mosca.